Afghanistan, funerali di Stato per il Maggiore Giuseppe La Rosa

di Redazione

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Afghanistan, funerali di Stato per il Maggiore Giuseppe La Rosa

| domenica 09 Giugno 2013 - 10:56

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ROMA, 10 GIUGNO 2013 – Funerali di Stato alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e dei presidenti di Camera e Senato per il Maggiore dei bersaglieri Giuseppe La Rosa, ucciso sabato in un attentato nella provincia di Farah, in Afghanistan.

 

L’aereo con le spoglie dell’ufficiale siciliano trentunenne di Barcellona Pozzo di Gotto è atterrato alle 9.30 all’aeroporto di Roma Ciampino. Lo ha comunicato lo Stato Maggiore della Difesa. Il capitano del terzo reggimento Bersaglieri Brigata Aosta è stato ucciso da una granata lanciata all’interno del blindato Lince che stava rientrando da una missione in una delle zone più calde dell’Afghanistan.

 

Nel pomeriggio alle 18, i funerali nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, a Roma, alla presenza delle più alte autorità dello Stato. In serata il feretro accompagnato dai familiari, che ieri sono partiti da Catania con un volo speciale militare, arriverà a Barcellona Pozzo di Gotto. Domani nell’aula consiliare di Palazzo Longano sarà allestita la camera ardente, in attesa del funerale che si terrà alle ore 16 nella Basilica di San Sebastiano.

 

Sull’autore dell’attentato continuano a divergere le versioni dei terroristi talebani che parlano di un bambino di undici anni e i militari Isaf che hanno raccolto testimonianze che indicano in un uomo il lanciatore della granata. Ciò che appare chiaro è che, malgrado la situazione della zona implichi un’allerta perenne, l’attentatore è riuscito a prendere alla sprovvista i militari. Un’altra certezza è il gesto del quale si è reso protagonista Giuseppe La Rosa.

Come ha spiegato dopo alcune ore il Ministro della Difesa, Mario Mauro La Rosa ha fatto da scudo fra la granata e gli altri tre uomini che erano nel Lince. Un sacrificio deciso in pochi secondi. “Questa giornata il nome di un eroe ce l’ha ed è quello del capitano Giuseppe La Rosa, – ha detto Mauro – perché è lui che si è frapposto, contenendo con il proprio corpo le schegge dell’ordigno che è esploso, tra la bomba stessa e gli altri occupanti del mezzo. È il suo sacrificio che ci rende orgogliosi – ha aggiunto – come lui era orgoglioso di quello che in Afghanistan stava facendo. Cioé servire la causa della pace”.

 

Mentre le condizioni degli altri tre militari non destano preoccupazioni, le forze politiche non hanno perso tempo per imbastire la solita polemiche sull’impegno militare all’estero dell’esercito italiano. Per il ritiro immediato Sel, Movimento 5 Stelle e Lega. Il Premier Enrico Leta ha, però, confermato che la missione continuerà fino alla scadenza prevista per il prossimo anno ma ha aggiunto che bisogna ripensare le missioni di pace e la loro protezione.

 

Sulla vicenda è intervenuto il ministro degli Esteri, Emma Bonino, intervistata ieri da Lucia Annunziata su RaiTre nella trasmissione “In mezz’ora”: “Che sia stato un bambino di 11 anni è il portavoce dei talebani che lo dice. Il ministro Mauro è in possesso di altre informazioni e secondo i suoi contatti ad uccidere il capitano La Rosa è stato un adulto. Una cosa più strutturata”. Il ministro Bonino ha continuato con  “le condoglianze alla famiglia” per un dolore, dice per “una morte che si aggiunge ad altre 53”.

 

“I militari – ha aggiunto il ministro – fanno una libera scelta quando partecipano alle missioni, rendono un grande servizio al paese e ne sono molto orgogliosi”. Poi aggiunge che “anche quando un Paese decide di prendere parte ad una missione è giusto seguirne l’evoluzione”, “c’è una riflessione che continua”. Ritirarsi dall’Afghanistan? “C’è una pressione – dice Bonino – per mutare il modo di essere sul terreno ma non solo nostro, c’è una riflessione in corso su come rimodulare la nostra presenza. Già alla fine del 2014 finirà la presenza militare, ci sarà una presenza di training e non combattente, di addestratori e di cooperatori allo sviluppo”.

 

Dunque fra un anno ci sarà “un altro tipo di presenza”, ma “non ci sono elementi che portano ad una accelerazione sul ritiro”. E ancora: “Ci sono varie opzioni sul terreno per assecondare un processo per adattarsi a quello che succede sul territorio”. “Le missioni internazionali – conclude Emma Bonino – sono un impegno che un paese credibile deve avere e mantenere” e “la discussione appassionata è un bene per una democrazia matura”.

 

 

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