La mamma più famosa del web, Claudia De Lillo, si racconta a Si24. “Con i miei figli sono sbocciata”

di Azzurra Sichera

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La mamma più famosa del web, Claudia De Lillo, si racconta a Si24. “Con i miei figli sono sbocciata”

| domenica 29 Settembre 2013 - 16:27

Da sette anni racconta le sue (dis)avventure sul suo blog nonsolomamma.com; parla di figli, famiglia e lavoro su D di Repubblica e lavora part time come capo servizio finanza da Reuters. L’8 marzo 2012 ha ricevuto l’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica, per aver inventato il personaggio di Elasti. Ha tre figli maschi, un marito part-time e, a suo dire, i capelli a carciofo.

Claudia De Lillo ha raccontato a Si24 come è sbocciata con in suoi tre piccoli “hobbit”. E se volete farle un regalo, compratele una borsa nuova.

Come è nato nonsolomamma.com?
È nato da una specie di “urgenza”. Avevo da poco avuto il mio secondo figlio e mi sentivo un po’ “schiacciata” dalle responsabilità della maternità, dal caos della famiglia e dalla domanda: “Ma ce la farò?”. Ho sentito l’esigenza di crearmi un canale mio, e inizialmente era veramente solo mio, un personaggio che rappresentasse le mamme lavoratrici, ma in modo onesto e lucido, mostrando anche le ombre della maternità. Quando ho iniziato mancava in rete qualcuno che parlasse della ambivalenze dell’essere mamma e a me mancava. Così è nata Elasti.

Un successo incredibile, il blog è visitato tutti i giorni da migliaia di utenti (tra cui io…)
È vero. Ho cominciato tra tentativi ed errori, all’inizio c’è molta ingenuità si tende a sottovalutare la responsabilità della scrittura. Il blog ha negli anni impresso una direzione della mia vita che non mi aspettavo, forse sotto sotto ci speravo. Ero ingabbiata in una scrittura molto asettica, scrivevo cose molto “fredde” e avevo voglia di confrontarmi con qualcosa di nuovo, anche per capire se ne ero capace. E mi è cambiata la vita.

Su nonsolomamma.it parli dei tuoi piccoli “hobbit” attraverso i quali abbiamo imparato a conoscerti. Tu hai fatto lo stesso? Ti riconosci in loro?
I miei figli mi hanno messa con i piedi per terra e mi hanno reso consapevole. Ti fanno capire che niente è casuale, che ogni gesto e ogni decisione che prendi deve essere il risultato di una riflessione. I figli ti migliorano, ti fanno prendere le giuste distanze dal mondo e ti insegnano maggiori responsabilità. Ho anche scoperto delle risorse che non pensavo di avere, come energie fisiche e mentali. Scrivere di loro mi consente di creare una traccia che nel tempo mi aiuta a capire ciò che faccio, quello che sta alla base del mio essere genitore ed essere umano. Con loro sono sbocciata anche intellettualmente.

Pensi mai a quando saranno adolescenti? A quel punto forse non saranno poi così contenti del blog…
Ci penso sempre di più. Quando scrivo uso dei filtri molto forti, evito di parlare di cose private. Il più grande ha 10 anni e quando racconta una cosa divertente prima gli chiedo se la posso scrivere. Al momento lui è del tutto disinteressato alle cose che faccio, nemmeno lo legge il blog. Ma prima o poi arriverà un amico/a che gli farà delle domande. Quello che ha cercato di fare è separare i due piani, proteggendo le persone di cui scrivo nei confronti delle quali ho delle responsabilità. Spero che un giorno non mi rinfaccino di aver reso pubblica la loro infanzia…

C’è qualcosa che fai quasi di nascosto perché se ti beccano è la fine?
Mi capita di vedere le serie tv di nascosto, quando arrivano loro devo smettere. Mi capitava di mangiare cioccolato, ma adesso ho smesso.

Dato che tuo marito lavora tra Londra e un posto sperduto “nel mezzo del nulla del Massachusetts” hai mai pensato, che per i tuoi figli sarebbe meglio andare via dall’Italia?
No, non ho mai pensato che la fuga sia la soluzione. Sento molto la responsabilità di appartenere all’Italia, di contribuire a fare qualcosa per il nostro paese. Sono convita che in Italia restino ancora delle eccellenze, io ci credo ancora.

Cosa non deve mai mancare nella tua borsa?
I trucchi anche se non mi trucco. Mi dà sicurezza averli. Poi ho un mostro, una specie di serpente appiccicoso che per pigrizia non ho ancora tirato fuori dalla borsa. Uso la stessa ormai da cinque anni.

Qual è il momento della giornata più bello?
In realtà sono due. Il primo quando sono da sola con loro mentre preparo la cena, quando è tornata la quiete dopo le urla per fare il bagno. In quel momento andiamo d’accordo, ci vogliamo bene e penso sempre che non vorrei essere altrove. Il secondo è quando dormono. Se poi succede intorno alle 21 è ancora più bello.

Abbiamo letto i post del tuo viaggio in Uganda con Amref. Di cosa si è riempita la tua valigia?
Forse per incoscienza o per ignoranza, prima di partire avevo più paura delle ripercussioni fisiche che di quelle emotive. Mi angosciava l’idea di poter prendere una malattia. Ma poi l’impatto emotivo è stato molto forte ma anche arricchente. Quello che più colpisce è la forza della vita, la voglia di cambiamento che hanno le persone, la loro forza di ribellione. Amref lavora molto sulla formazione personale, il loro non è assistenzialismo. Il loro aiuto consiste nel dare alle persone la possibilità di gestire in autonomia la loro vita.
Io tendo a rimuovere le cose brutte, tendo a conservare solo le cose belle. Quando torni, rivedi inevitabilmente le tue priorità, impari a non dare per scontate cose come l’acqua corrente e insegni ai tuoi figli che ci sono cose molto preziose.

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