Ictus, attenzione ai cellulari e alle lampadine

di Azzurra Sichera

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Ictus, attenzione ai cellulari e alle lampadine

| mercoledì 13 Novembre 2013 - 11:52

L’ictus è una emergenza medica che deve essere prontamente diagnosticato e trattato in un ospedale per l’elevato rischio di disabilità e di morte che esso comporta. Si tratta di un’improvvisa comparsa di un deficit locale o globale delle funzioni cerebrali di durata superiore alle 24 ore.

Secondo dati dell’Oms, l’organizzazione mondiali della sanità, l’ictus è attualmente la seconda causa di morte nel mondo occidentale, subito dopo le malattie cardiache. È anche la principale causa di invalidità negli adulti, dato che molto spesso provoca perdita del controllo motorio, incontinenza urinaria, depressione e perdita di memoria.

Il professor Vladimir Hachinski, docente di Epidemiologia e Neurologia presso University of Western Ontario in Canada durante una lectio magistralis che ha tenuto nel corso del seminario “Scacco all’ictus”, organizzato dalla Casagit, la cassa integrativa dei giornalisti italiani, in collaborazione con A.L.I.Ce. Italia onlus e con il patrocinio di federsanità Anci ha sottolineato ancora una volta l’importanza della prevenzione, dichiarando che: “Basterebbe tenere sotto controllo i principali fattori di rischio e cioè glicemia, colesterolo, pressione arteriosa, fibrillazione atriale ed evitare il fumo per ridurre dell’80% il rischio di avere un attacco”.

Durante il suo intervento ha inoltre sottolineato che “se si è colpiti dall’ictus e si è portati entro le 4 o 5 ore in un’unità di emergenza dedicata, stroke unit, la mortalità a tre mesi diminuisce di circa il 15% e l’invalidità ad un anno addirittura del 25%”.

Nella stessa occasione il presidente della cassa sanitaria integrativa dei giornalisti italiani, Daniele Cerrato, ha annunciato un’iniziativa per sensibilizzare alla prevenzione: “La Casagit si sta adoperando per diffondere sempre di più questa cultura tra i suoi iscritti e le loro famiglie con un premio giornalistico lanciato da A.L.I.Ce Italia onlus, che sarà assegnato ad articoli dedicati alla prevenzione e al trattamento dell’ictus, ma anche con uno studio epidemiologico che sarà lanciato nei prossimi mesi attraverso il giornale della Cassa”.

In quest’abito si inseriscono anche le ultime ricerche in materia che dimostrano come alti livelli di tungsteno possono raddoppiare il rischio di ictus. Il tungsteno è un metallo di transizione duro, pesante, che in forma pura trova impiego in applicazioni elettriche, specie nella produzione dei filamenti delle lampade ad incandescenza. Il suo uso più diffuso è il carburo di tungsteno che, tra le altre applicazioni, è molto usato nella bigiotteria e nella gioielleria per le sue caratteristiche di resistenza al graffio e all’usura.

Ma il tungsteno sembra trovarsi anche nei computer, nei telefoni cellulari e le preoccupazioni aumento per “gli adulti di domani” che sempre più si trovano a contatto con questi oggetti di uso quotidiano.

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Exeter, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Plos One, ha dimostrato infatti come alte concentrazioni di tungsteno nel corpo, misurate da campioni di urina, sono fortemente legate all’aumento del rischio di ictus.

“Mentre attualmente l’esposizione umana al tungsteno è ancora molto bassa, è destinata ad aumentare – spiega la Dottoressa Jessica Tyrrell, autrice principale della ricerca –. Non siamo ancora sicuri del perché alcuni membri della popolazione abbiano livelli più elevati di questo metallo. Un passo importante nella comprensione e prevenzione dei rischi che può comportare per la salute, sarà quello di comprendere il meccanismo con cui il tungsteno riesce a penetrare nei nostri corpi”.

Gli scienziati hanno usato dati provenienti dal National Health and Nutrition Examination Survey, che si riferiscono a 8614 partecipanti di età compresa fra 18 e 74 anni, che sono stati seguiti per 12 anni. I risultati, in particolare, hanno anche mostrato che alti livelli di tungsteno sono un significativo fattore di rischio soprattutto sotto i 50 anni.

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