Dipendenti di Acque potabili siciliane in piazza | “Vogliamo che l’azienda rimanga aperta”

di Maria Teresa Camarda

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Dipendenti di Acque potabili siciliane in piazza | “Vogliamo che l’azienda rimanga aperta”

| mercoledì 18 Dicembre 2013 - 15:32

Sit in dei dipendenti della Acque potabili siciliane davanti alla Presidenza della Regione in piazza Indipendenza a Palermo. Protestano per la mancata attenzione dell’amministrazione regionale rispetto alla loro situazione occupazionale: dal 2010 L’azienda è passata dalla fase di liquidazione, al commissariamento, oggi alle pratiche fallimentari. Chiedono che la Regione dia la possibilità all’azienda di restare aperta, per garantire il lavoro di 206 dipendenti, piuttosto che restituire la gestione delle reti idriche ai Comuni, dopo l’abolizione delle Province.

“Nonostante l’incertezza che grava ormai da anni sulla nostra situazione occupazionale – dice Salvatore Pirrera, operaio della società Acque potabili siciliane – abbiamo continuato a lavorare senza mai interrompere il servizio di erogazione dell’acqua per rispetto nei confronti dei cittadini. Oltre al fatto che l’interruzione di pubblico servizio è un reato penale”.

Intanto, però, è ormai ufficiale la stesura del calendario per la consegna delle reti per la gestione delle acque. La prima verrà consegnata il 30 dicembre e sarà Cinisi. A seguire un lungo calendario, che nell’arco di circa un mese, fino al 29 gennaio coinvolgerà i Comuni di Altavilla, Campofiorito, Castronovo, Cefalù, Mezzojuso, Misilmeri, Pollina, Termini Imerese, Terrasini, Trappeto, Vicari e Villafrati. L’assessore regionale ai Servizi di pubblica utilità Nicoló Marino, riferisce Vincenzo Figuccia, vicepresidente della Commissione Affari istituzionali dell’Ars, incontrerà domani il prefetto per affrontare la complessa questione.

“All’assessore – dice Figuccia – riconosco impegno e serietà nell’affrontare il tema, tuttavia la stessa chiarezza non è stata mostrata dal governo nella sua interezza e dal presidente Crocetta che sembra incurante delle gravi sorti che attendono i 206 lavoratori, le loro famiglie, ma anche i cittadini che adesso si vedranno negato persino il diritto di accesso all’utilizzo di uno dei beni primari, come l’acqua, con i conseguenti problemi legati alle reti fognarie, alla sanità e alla sicurezza pubblica”.

“Un’informazione che ci preoccupa ancora di più – aggiunge un altro dipendente, Roberto Traina – perché vuol dire che l’intenzione è quella di dismettere l’azienda e il nostro futuro non interessa a nessuno”.

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