Il gestore del centro d’accoglienza non ci sta | “Il video è una messinscena, tutto va contestualizzato”

di Redazione

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Il gestore del centro d’accoglienza non ci sta | “Il video è una messinscena, tutto va contestualizzato”

| mercoledì 18 Dicembre 2013 - 10:37

”Non esiste né un lager né un campo di concentramento e le immagini dei migranti che si sottopongono ai getti sanitari è una consuetudine praticata a loro difesa”. Lo afferma Cono Galipò, amministratore delegato della cooperativa ‘Lampedusa accoglienza’ che gestisce il centro di Lampedusa in relazione al video amatoriale trasmesso dal tg2 su cui la Procura di Agrigento ha deciso di aprire un’inchiesta.

”Non potete – dice – metterci alla gogna per qualche sequenza che non dice nulla di ciò che facciamo”, e ”lo spazio in cui tutto si svolge è sostanzialmente protetto dalle pareti degli stessi container. Non è vero che tutti vedono tutto”. ”Noi seguiamo una indicazione delle autorità sanitarie”. Si tratta, spiega, del ”protocollo da seguire quando si spruzza un prodotto come il benzoato di benzina”, un derivato della benzina, ”un prodotto venduto in farmacia. Non è mica Ddt o gas. Va diluito e con perizia distribuito sul corpo. Ma preferiamo nebulizzare lo stesso getto in modo da evitare rossori, bruciature, effetti collaterali. Tutto questo serve per evitare l’insorgere di malattie, di manifestazioni fastidiose, a cominciare dalla scabbia, da pruriti, dal rischio di fenomeni simili”.

E il trattamento non viene praticato nei bagni perché ”abbiamo un container con appena sedici bagni. Un container dove quel giorno venivano ospitate 300 persone. E se avessimo spruzzato il benzoato di benzina nelle docce avremmo fatto correre dei rischi a tutti i migranti. Avremmo poi dovuto bloccare l’uso dei bagni, attendere di smaltire odori e prodotto. All’aperto si disperde tutto”. ”Quel video – aggiunge – falsa tutto. Qui si lavora notte e giorno con una abnegazione che tutti conoscono, senza mai tirarsi indietro su niente, sempre disponibili, pullman, mezzi e uomini pronti sul molo per ogni arrivo…”.

“Il tutto va contestualizzato – ha spiega il responsabile del Centro – Abbiamo avuto tre sbarchi in cui il sospetto di scabbia era molto alto e normalmente quando i casi sono pochi i trattamenti si fanno in infermeria, ma quando sono 104 ci vogliono dei locali disponibili”. Il rammarico di Galipò è di “non aver bloccato l’iter e l’operazione quando i due immigrati si sono innervositi. Certo, non siamo d’accordo su quelle condizioni, ma ribadisco che tutto va rapportato al momento”.

“Il trattamento che noi stavamo facendo, previsto da un protocollo, stava durando da un’ora e mezza e a un certo punto alcuni immigrati si sono spazientiti, si sono spogliati e hanno chiaramente inscenato quanto si vede”, si sfoga Galipò, difendendo l’operato del centro d’accoglienza fino in fondo.

Sono 391, tra i quali 27 donne e 38 minori, i migranti ospiti in questo momento del Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa dove la situazione “è totalmente tranquilla – dice all’ANSA Cono Galipò. Il responsabile del Centro ha aggiunto di avere già inviato alla Prefettura di Agrigento una relazione sul filmato trasmesso del Tg2 in cui si vedono alcuni profughi completamente nudi mentre vengono sottoposti al trattamento contro la scabbia.

“Nella relazione spieghiamo in modo dettagliato qual è il protocollo che è stato seguito”, aggiunge Galipò che respinge le accuse circa comportamenti disumani nei confronti dei migranti e ribadisce che sono stati gli stessi profughi a denudarsi perchè stanchi delle lunghe procedure connesse al trattamento sanitario. “Alcune criticità – ammette il responsabile – ci sono, ma sono legate alla situazione della struttura. Quando abbiamo preso in gestione il Centro, il primo giugno del 2007, la stampa lo ha definito ‘un albergo a quattro stelle’, oggi ci accusano invece del contrario. Certamente ci sono alcune carenze strutturali che vanno risolte, ma di sicuro non è un lager”.

Galipò difende infine “il lavoro svolto con professionalità” all’interno del Centro da una cinquantina di operatori tra medici, infermieri, psicologi e mediatori culturali.

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