Fiat-Chrysler, la rabbia degli operai di Termini | La Fiom: “Mentre festeggiano, altri 174 lavoratori rimangono a casa”

di Domenico Giardina

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Fiat-Chrysler, la rabbia degli operai di Termini | La Fiom: “Mentre festeggiano, altri 174 lavoratori rimangono a casa”

| giovedì 02 Gennaio 2014 - 13:39

Nello sterminato panorama di lodi e complimenti per l’operazione portata a termine dalla Fiat con l’acquisizione del 100 per cento di Chrysler, c’è chi, come i lavoratori di Termini Imerese non riesce ad esultare per il risultato conseguito dal Lingotto.

“C’è grande amarezza da parte degli operai dell’ex stabilimento Fiat spiega Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom-Cgil Sicilia -. In questo momento un intero Paese si sta innamorando dell’immagine di un’azienda che si fa largo negli Stati Uniti continuando a chiudere stabilimenti e a licenziare lavoratori in Italia. Chi ha lavorato e continua a lavorare a stretto contatto con l’azienda non ha lo stesso entusiasmo. Senza dimenticare che parliamo di un’azienda che continua ad avere il monopolio della produzione automobilistica in Italia delocalizzando all’estero”.

E proprio nel momento in cui si celebra l’accordo Fiat-Chrysler, 174 lavoratori dell’ex indotto Fiat perdono il lavoro: “Stiamo assistendo – continua Mastrosimone – al licenziamento di 174 operai della Clerprem e della Lear, quest’ultima un’azienda con 155 lavoratori che anziché cercare di garantire la cassa integrazione ai propri dipendenti li ha licenziati direttamente”.

Il rischio – aggiunge Mastrosimone – è che se non si trova una soluzione entro il prossimo 30 giugno, verranno licenziati tutti i mille lavoratori dello stabilimento. Noi chiediamo alle istituzioni del nostro Paese di trovare una soluzione e di dare un impulso all’economia affinché ritorni a creare occupazione.La disoccupazione nel nostro Paese è devastante e Termini deve diventare una soluzione positiva per un’Italia che vuole riprendersi, e non il simbolo della nostra decadenza”.

Nel corso degli ultimi anni sono state diverse le possibili soluzioni presentate ai sindacati, ma nessuna ha mai rappresentato una vera e propria alternativa al Lingotto: “Molti di questi imprenditori – chiarisce Mastrosimone -, che si sono presentati con possibili soluzioni al problema, hanno avuto problemi con la giustizia. Accade sempre quando di mezzo vi sono sovvenzioni pubbliche. Si presentano imprese che vogliono prendere tutto per poi andare via. Noi vorremmo ripartire con la Fiat e dalla Fiat che è ancora proprietaria dello stabilimento e che è in debito verso il nostro Paese. E per questo motivo dovrebbe dare quantomeno un segno di riconoscenza”.

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