Stato-Mafia, la Cassazione venerdì deciderà se trasferire il processo | Il Processo a carico di Dell’Utri rischia un lungo stop

di Redazione

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Stato-Mafia, la Cassazione venerdì deciderà se trasferire il processo | Il Processo a carico di Dell’Utri rischia un lungo stop

| giovedì 17 Aprile 2014 - 19:12

Domani la Cassazione deciderà se nell’aula bunker di Palermo, costruita per ospitare il primo maxi processo alle cosche, ci sono o meno le condizioni di sicurezza per continuare lo svolgimento del processo sulla trattativa Stato-mafia – nel quale tra i dieci imputati c’è anche Marcello Dell’Utri – oppure se sia il caso di trasferirlo a Caltanissetta, come chiedono le difese degli ex ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno.

I loro legali, lo scorso 5 marzo, hanno infatti presentato istanza di rimessione – alla cancelleria della Corte di Assise di Palermo, che l’ha trasmessa per competenza alla Suprema Corte – in quanto ritengono che ci siano rischi per la pubblica incolumità che deriverebbero da una serie di circostanze, come le minacce lanciate ai pm del processo da Totò Riina e intercettate in carcere. L’udienza, innanzi alla Sesta sezione penale, si svolgerà a porte chiuse e il verdetto dovrebbe essere emesso in giornata.

“Negli anni del maxi-processo – ha ricordato Vittorio Teresi, l’aggiunto che ha coordinato le indagini sulla ‘trattativa’ – ci furono tensioni fortissime e i magistrati vennero minacciati ripetutamente. Per tutta risposta, in tempi brevissimi si costruì l’aula bunker proprio per ribadire la presenza dello Stato. Anche in quel caso si fecero richieste analoghe per legittima suspicione. Ma vennero respinte”. Ad avviso di Teresi, che ha commentato l’istanza di rimessione il giorno successivo alla sua formalizzazione, non e’ un caso che la richiesta venga proprio dai tre ufficiali dell’Arma che, secondo l’accusa, negli anni delle stragi del ’92, scesero a patti con Cosa nostra: “continuano con il loro ‘peccato originale’ pensando che davanti alla minaccia di un pericolo lo Stato debba arretrare”.

“Marcello Dell’Utri è detenuto per altra ragione“. La comunicazione la fa il pm Nino Di Matteo nell’ambito del processo Stato-mafia, che oggi si celebra al palazzo di giustizia che aggiorna la posizione dell’ex senatore di Forza Italia precisando che non è più “libero, assente, contumace“. E il processo adesso rischia un lungo stop. La Corte, prendendo atto della comunicazione del pm e dello stato di detenzione all’estero dell’imputato Dell’Utri, rileva che “tale condizione – ha detto il presidente Alfredo Montalto – non è di per sé sufficiente per impedire la trattazione del presente dibattimento per legittimo impedimento da parte dell’imputato”.

L’avvocato Giuseppe Di Peri, presente in aula, non ha preso la parola. La breve udienza era dedicata all’estensione dell’incarico ai periti per la trascrizione di alcune altre intercettazioni. Il processo riprenderà il 15 maggio all’aula bunker dell’Ucciardone.

Il processo rischia uno stop prolungato proprio a causa della nuova condizione dell’ex senatore: era imputato libero contumace, ora e’ imputato detenuto “per altra causa”. Resta ferma la dichiarazione di contumacia. Il presidente della Corte, Alfredo Montalto, ha disposto la prosecuzione del dibattimento. Richiamando una sentenza della Cassazione, ha spiegato che il nuovo status di Dell’Utri “non è di per sé sufficiente per impedire la trattazione del dibattimento per legittimo impedimento da parte dell’imputato”.

Prossima udienza il 15 maggio. Per consentire ai periti di trascrivere alcune intercettazioni salteranno due udienze in calendario. Il processo si potrebbe pero’ fermare se Dell’Utri chiedesse, com’e’ suo diritto, di assistere al dibattimento. In tal caso la corte dovrebbe prendere atto del suo “legittimo impedimento” perche’ a Beirut e’ agli arresti in attesa del giudizio di estradizione. La difesa non ha ancora deciso le prossime mosse. Oggi l’avvocato Giuseppe Di Peri non ha anticipato alcun linea processuale.

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