Piangeva troppo, allora per calmarlo la madre gli ha somministrato del metadone. Il bambino aveva “dormito per due giorni”, “aveva avuto la febbre e aveva vomitato”, poi era stato trovato privo di sensi: nell’ottobre del 2013 i medici si sono fiondati nella villetta di Bargagli, nell’entroterra genovese, ma per il piccolò Mirò, bimbo di due anni, non c’era più nulla da fare.

La vicenda, rivelata dal Secolo XIX, è drammatica: le indagini sono iniziate subito dopo la morte del bambino. Inizialmente si era pensato a una meningite fulminante, poi a una malformazione cardiaca: tutti gli esami hanno smentito le ipotesi. L’inchiesta ha subito una svolta con gli esami tossicologici: la causa della morte del bambino è stata una “incongrua assunzione di sostanze stupefacenti”.

Ancora non ci sono prove su come e perchè il piccolo abbia assunto il farmaco. Sia la madre che il compagno sono tossicodipendenti da tempo, seguiti dall’Asl e in terapia: il metadone è usato infatti per la disintossicazione dalle droghe. Il procuratore di Genova Alberto Lari e i carabinieri che si stanno occupando delle indagini ipotizzano che la madre del piccolo e il compagno gli abbiano dato il farmaco per calmarlo: i due sono indiziati e sospettati di omicidio colposo.