Stagione balneare a rischio per 140 comuni in Sicilia | A rischio non solo il turismo, ma anche 14 mila lavoratori stagionali

di Manlio Viola

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Stagione balneare a rischio per 140 comuni in Sicilia | A rischio non solo il turismo, ma anche 14 mila lavoratori stagionali

| mercoledì 23 Aprile 2014 - 10:31

Dopo Palermo lo stop al “montaggio” dei lidi in vista della stagione balneare ormai alle porte potrebbe subire uno stop in altri 140 comuni siciliani. In assenza di un chiarimento, infatti, il problema sollevato dal dirigente dello sportello unico delle imprese del capoluogo di Regione  rischia di mettere in seria difficoltà anche tutti gli altri comuni siciliani.

Il tema è legato ad una interpretazione della legge regionale sul demanio marittimo del 2005. Vi è previsto che non possano essere rilasciate concessioni d’uso per i lidi in assenza del piano marittimo comunale. Un piano di cui palermo non dispone così come altri 140 comuni dell’Isola.

I tempi per l’approvazione di un simile piano sono estremamente lunghi. Redatto dall’amministrazione con il contributo dell’autorità portuale e con il coinvolgimento (non obbligatorio ma auspicabile) della Capitaneria di Porto, il piano deve poi passare all’approvazione della giunta prima e del consiglio comunale poi per essere, infine, trasmesso alla Regione. Passaggi che richiedono troppo tempo per salvare la stagione 2014.

Ci sono poi una serie di prescrizioni previste dalla legge che se applicate alla lettera, rischiano di paralizzare tutti gli stabilimenti. La norma prevede che almeno metà della costa sia di libera fruizione ma i titolari dei lidi contestano questo principio. Solo un terzo delle coste siciliane sono utilizzabili ai fini della balneabilità. Se il 50% si considera sull’intera superficie costiera praticamente non resta nessuno spazio per i lidi.

Fino ad ora si è proceduto ai montaggi degli stabilimenti balneari con concessioni comunali in deroga in attesa dei piani costieri ma Palermo, da quest’anno, non intende farlo e da una interpretazione stringente della norma chiedendo anche spogliatoi pubblici a carico dei titolari dei lidi a ridosso degli accessi alla spiaggia libera da realizzare ogni 100 metri. Un costo in più di realizzazione e di gestione al quale si aggiunge anche un nuovi sistema per il calcolo del pagamento delle concessioni. Insomma un “bagno di sangue” secondo i gestori.

Oggi il tema sarà al centro di una audizione davanti alla commissione ambiente dell’Ars e se non giungerà entro la settimana una soluzione tampone per salvare l’estate 2014 c’è il rischio che il blocco di Palermo venga esportato a tutti i comuni privi del piano d’uso del demanio marittimo. Solo a Palermo sono a rischio 1000 posti di lavoro e l’estate dei palermitani, nell’Isola la vicenda potrebbe riguardare ben 14 mila lavoratori stagionali.

“Siamo di fronte ad una vera e propria follia – dice il Vice presidente della commissione Ambiente Edi Tamajo – i posti a rischio potrebbero essere anche molti di più se tutti gli sportelli per le imprese dei comuni coinvolti adottassero l’interpretazione data da Palermo. Rischieremmo fino a 45 mila posti di lavoro fra stabili e stagionali, e tutto per un cavillo burocratico. Oggi dobbiamo trovare una soluzione anche perché esistono sentenze secondo le quali non si può chiedere di pagare oneri concessori per strutture amovibili come le cabine balneari in legno”.

Per Tamajo le soluzioni per salvare la stagione 2014 potrebbero essere due: una circolare esplicativa da parte dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che però dagli uffici non sembrano intenzionati a predisporre, oppure un rinvio della “vertenza” permettendo intanto lo svolgimento della stagione balneare per poi affrontare in ottobre il tema, se necessario anche a livello legislativo.

“Se non si dovesse trovare una soluzione entro oggi – conclude Tamajo – sono prevedibili anche gesti eclatanti. Forse i protagonisti di questa vicenda non si rendono conto della gravità delle conseguenze delle loro scelte. Non si può penalizzare così una regione già in difficoltà mettendo a rischio la stagione balneare vero polmone in grado di offrire ossigeno in termini di occupazione e di turismo”.

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