Il ministro Poletti cauto sulla disoccupazione | “Bisogna usare le parole con misura”

di Redazione

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Il ministro Poletti cauto sulla disoccupazione | “Bisogna usare le parole con misura”

| venerdì 01 Agosto 2014 - 11:56

Sul calo della disoccupazione è intervenuto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che rimane cauto. “Credo che bisogna usare le parole con misura – dichiara alla trasmissione di Raitre Agorà – se parliamo di inversione radicale sono d’accordo, non è ragionevolmente immaginabile un’inversione radicale. Credo sia possibile un’inversione, la stiamo verificando, bisogna fare in modo che questa inversione prenda velocità”.

“Il dato italiano – aggiunge – fotografa una riduzione della velocità della crescita. A fronte di questa situazione occorre proseguire sulla strada delle riforme, che sono quelle che abbiamo portato in Parlamento e che stiamo facendo, abbiamo bisogno di costruire un quadro positivo da questo punto di vista, questo è quello che dobbiamo fare”.

“La cosa importante da fare – dice ancora Poletti – è guardare puntualmente e verificare i risultati che si producono, dobbiamo andare avanti, dobbiamo farlo con molta attenzione e costanza, controllare se le cose che si fanno producono gli esiti. Abbiamo fatto la legge sui contratti a termine e dell’apprendistato, a fine anno verificheremo. I primi dati mi sembrano positivi, ma guardiamo alla fine dell’anno, se la norma che abbiamo fatto avrà dato risultati positivi andiamo avanti, altrimenti cambiamo”.

Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile “abbiamo bisogno, non di immaginare incentivi, ma di immaginare come togliere gli ostacoli che impediscono la crescita, quindi il tema fiscale, quello della burocrazia e la possibiltà di liberare al massimo energie”. Ma con quali soldi è possibile fare il taglio fiscale? “Lo facciamo – replica Poletti – dentro le dinamiche del taglio della spesa, razionalizzando la spesa che abbiamo, facendo delle scelte. Siccome non abbiamo la macchinetta per fare i soldi, dobbiamo decidere cosa facciamo e cosa non facciamo”.

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