Gaza, razzo di Hamas verso Israele | Proseguono gli accordi per la ricostruzione

di Redazione

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Gaza, razzo di Hamas verso Israele | Proseguono gli accordi per la ricostruzione

| martedì 16 Settembre 2014 - 22:51

Un colpo di mortaio sparato questa sera da Gaza verso la zona israeliana attorno alla Striscia ha interrotto la tregua in corso tra le parti dalla fine di agosto. Pur senza vittime né danni, il colpo di mortaio di stasera – finora senza alcuna rivendicazione- potrebbe creare incertezza in un clima, apparso invece in questo lasso di tempo di distensione.

Israeliani e palestinesi, intanto, hanno concordato un meccanismo provvisorio per accelerare, sotto la sorveglianza delle Nazioni Unite, la ricostruzione di Gaza dopo la devastante offensiva ‘Protective Edge’ che ha provocato 2100 morti, l’80% civili, migliaia di feriti, decine di migliaia di senza tetto.

Parlando al Consiglio di sicurezza, il coordinatore dell’Onu in Medio Oriente, Robert Serry, ha annunciato che si tratta di un’intesa tripartita che consentirà i lavori necessari coinvolgendo il settore privato e affidando un ruolo di direzione all’Autorità nazionale palestinese (Anp); il tutto nel rispetto della garanzia che i materiali non vengano usati se non per il loro obiettivo primario.

Per Serry, si tratta di un passo importante nella lotta per la revoca di tutte le restrizioni che pesano sulla Striscia di Gaza e un segnale di speranza per la popolazione. “Riteniamo che questo meccanismo provvisorio debba essere applicato e cominciare a funzionare senza altri ritardi” ha detto Serry.

L’Onu dovrebbe fornire maggiori dettagli in occasione dell’incontro del Comitato di collegamento ‘ad hoc’ sugli aiuti ai palestinesi che riunirà rappresentanti dei paesi donatori lunedì prossimo a New York, a margine dell’Assemblea generale.

Secondo numeri forniti da Mahmud Elkhafif, coordinatore del programma di assistenza al popolo palestinese della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad), l’operazione israeliana ha inflitto danni enormi alle infrastrutture: oltre 40.000 case, 141 scuole, 29 ospedali, decine di fabbriche, vaste porzioni di terra coltivata, nonché l’unica centrale elettrica sono state distrutte o danneggiate.

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