Cyberbullismo, il 31% dei tredicenni ne è vittima

di Redazione

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Cyberbullismo, il 31% dei tredicenni ne è vittima

| mercoledì 19 Novembre 2014 - 18:44

Il Cyberbullismo è un fenomeno sempre più diffuso tra i giovanissimi, ma resta in gran parte sommerso. A svelarlo è l’indagine “Abitudini e stili di vita degli adolescenti” 2014 condotta dalla Società Italiana di Pediatria su un campione nazionale di 2.107 studenti delle scuole secondarie di primo grado.

Il 31% dei tredicenni (35% delle femmine) dichiara di aver subito (una o più volte) atti di cyberbullismo e ben il 56% di avere amici che lo hanno subito. Gli adolescenti più a rischio sono gli assidui frequentatori dei social network: infatti tra quelli che ne frequentano più di tre la percentuale di chi ha subìto atti di bullismo online sale dal 31 al 45% (quasi uno su due).

Insulti, persecuzioni e minacce su social network (39,4%), in chat (38,9%) o tramite sms (29,8%) sono le modalità prevalenti con cui si compiono atti di bullismo online, seguite dall’invio o pubblicazione di foto o filmati (15%) e dalla creazione di profili falsi su Facebook (12,1%). Eppure la maggioranza delle vittime non ne parla con gli adulti e l’85% dei casi di cyberbullismo non arriva a conoscenza di genitori e insegnanti.

I dati sono stati presentati per la prima volta oggi agli Stati Generali della Pediatria, organizzati dalla Società Italiana di Pediatria e dalla Polizia di Stato, in collaborazione con Facebook in occasione della Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente dedicata al tema “Bambini sicuri dalla strada alla rete”. Un’iniziativa alla quale hanno preso parte gli studenti delle scuole di Roma, volta a sensibilizzare genitori, insegnanti, istituzioni sulla necessità di azioni congiunte per favorire l’uso positivo del web, a partire proprio dalla prevenzione e dal contrasto al cyberbullismo.

Il comportamento di gran lunga prevalente tra le vittime di cyberbullismo risulta essere “difendersi da soli” (60% dei maschi e 49% delle femmine). A distanza seguono:

– ho informato un adulto (genitore, insegnante …) 16,8%

– ne ho parlato con un amico/a 14,2%

– ho subito senza fare niente 11,7%

– denuncia (con i genitori) alla polizia postale 3,2%.

Da questi dati emerge che sommando il “difendersi da solo” con il “subire senza far niente” si arriva ad un 70% di “non emersione” del fenomeno. E se si considera anche chi si limita a confessare la cosa ad un amico/a, la percentuale di casi che non arriva a conoscenza di un adulto di riferimento sfiora l’85%.

 (Fonte Sip.it)

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