Tassista ucciso a Milano a febbraio | Imputato condannato a 10 anni

di Redazione

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Tassista ucciso a Milano a febbraio | Imputato condannato a 10 anni

| mercoledì 19 Novembre 2014 - 17:00

Davide Guglielmo Righi, accusato di omicidio preterintenzionale, è stato condannato a 10 anni di reclusione per aver ucciso il tassista milanese Alfredo Famoso dopo una lite lo scorso 23 febbraio. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Milano.

La prima Corte d’Assise di Milano (presidente Guido Piffer) ha escluso le aggravanti dei futili motivi e della recidiva che erano state contestate dal pm di Milano Maria Teresa Latella, che aveva chiesto una condanna a 13 anni di carcere. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Alberto Nobili e del pm Latella, quando il tassista Famoso, 65 anni, non si era fermato prima delle strisce pedonali in via Morgagni, a Milano, per far passare Righi, consulente informatico di 49 anni, e la sua compagna incinta di nove mesi, l’uomo aveva subito scagliato una confezione con quattro bottiglie d’acqua contro la macchina. E poi, sempre secondo l’accusa, quando il tassista era sceso, aveva lanciato la confezione contro il volto dell’uomo.

L’autopsia ha accertato che la causa della morte (avvenuta il 25 febbraio scorso, dopo due giorni di coma) è stata un gravissimo trauma cranico legato alla caduta a terra, dopo che l’uomo era stato colpito al volto.

Il 27 febbraio scorso, il gip di Milano Gianfranco Criscione aveva disposto la scarcerazione di Righi (che da allora è agli arresti domiciliari) riqualificando il reato da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. I giudici hanno riconosciuto provvisionali di risarcimento alla moglie della vittima (100mila euro), ai due figli (80mila euro a testa), ai due fratelli (30mila euro a testa). Alla Asl di Milano è andato un risarcimento di 12mila euro. Le motivazioni saranno rese note tra 15 giorni.

Per i familiari di Famoso i 10 anni di condanna inflitti a Davide Guglielmo Righi con l’accusa di omicidio preterintenzionale sono una pena “troppo bassa”. Lo ha spiegato il legale di parte civile, l’avvocato Danilo La Monaca.

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