Polo sanitario di eccellenza ultimato e mai aperto | Per la Finanza c’è un danno erariale di 40 milioni

di Redazione

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Polo sanitario di eccellenza ultimato e mai aperto | Per la Finanza c’è un danno erariale di 40 milioni

| giovedì 12 Febbraio 2015 - 11:19

Un gioiello tecnologico, un centro di eccellenza all’avanguardia per la prevenzione e la cura delle patologie cardiovascolari che avrebbe potuto porre fine ai viaggi della speranza dalla Calabria verso le regioni del nord. Invece, il reparto “Centro Cuore” dell’ospedale Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria, costato 18 milioni di euro, anche se ultimato, è restato chiuso per l’impossibilità di assumere il personale necessario a farlo funzionare.

È quello che hanno appurato, nelle loro indagini i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale di Reggio, che hanno hanno segnalato alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica 6 funzionari pubblici per un presunto danno erariale di circa 40 milioni di euro.

Il centro doveva diventare un polo altamente specialistico, grazie a tecnologie biomediche estremamente avanzate, è dotato di due sale operatorie (di cui una ibrida), 10 posti letto di degenza e altrettanti di terapia intensiva, attrezzato di sala multimediale, ambulatori e locali.

Costato più di 18 milioni di euro di denaro pubblico, avrebbe consentito alla sanità calabrese di risparmiare oltre 7 milioni di euro all’anno di rimborsi ai pazienti costretti a curarsi altrove.

La storia del “centro” è iniziata nel 2006, con il bando di gara pubblicata dall’Azienda ospedaliera. Dopo una serie di vertenze giudiziarie per l’aggiudicazione, l’appalto era stato, finalmente, affidato nel marzo del 2010. Il “Centro Cuore” è stato ultimato e collaudato nel dicembre 2011 ma non è mai entrato in funzione.

Per la Guardia di finanza, le ragioni “sono da ricercarsi anche nell’impossibilità – scaturita dal Piano di rientro dal disavanzo della spesa sanitaria – di assumere personale medico e paramedico specializzato”. Per il Centro la Sanità pubblica sta ancora pagando un leasing da 18 rate da oltre mezzo milione di euro l’una, oltre alle spese per la manutenzione onerosa dei macchinari.

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