Roma, senti Borriello: “Io meglio di Totti e Batistuta, al Genoa mi sento a casa”

di Redazione

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Roma, senti Borriello: “Io meglio di Totti e Batistuta, al Genoa mi sento a casa”

| giovedì 02 Aprile 2015 - 12:00

Per Marco Borriello è giunto il momento di voltare pagina. Dopo due campionati deludenti oltre ogni aspettativa (un solo gol e sedici presenze tra Genoa, Roma e West Ham), adesso il riscatto con la maglia del Grifone: “Ho scelto questa squadra per rilanciarmi. Inseguo l’Europa con i miei compagni, la riconferma per me e anche qualcosa in più: questo è un biennio importante, che porta agli Europei, un obiettivo significativo per tutti. Vorrei provarci anch’io”.

“Al Genoa l’inizio è stato duro, ma l’avevo messo in preventivo. Ora il mio fisico si è adattato – dichiara l’attaccante gialloblù alla Gazzetta dello Sport – I motivi del lungo stop? A novembre del 2013 con il Sassuolo, presi un colpo da Magnanelli. Nessuno l’ha mai saputo, ma ho avuto un “edema della spongiosa”, una microfrattura al perone, dolorosissima”.

Insomma, un vero e proprio calvario: “Poi sono andato al West Ham, rimanendo fuori per un mese e mezzo. Solo la squalifica di Carroll ha permesso a me e a Cole di alternarci in campo: una cosa irritante per entrambi. Accadde poi che nel giorno di riposo andai ad allenarmi da solo – racconta – Troppo carico, finii stirato. Al rientro il campionato era alla fine”.

“Mi sono fatto delle domande e la risposta era chiara: la nuova dirigenza aveva fatto scelte diverse“. Con Sabatini il rapporto non è mai decollato: “Ricordo che lui alla prima conferenza disse che Borriello era un problema. Sono arrivati Osvaldo, Destro, Borini, Doumbia, e io, senza essere mai stato valutato sul campo, ero sempre la terza o quarta punta”.

Poi l’azzardo: “Eppure ricordo una statistica che diceva che tra Batistuta, BalboVöller e Totti io avevo una media gol migliore nei primi sei mesi in giallorosso. Poi via Ranieri, e dentro Montella, con Totti centravanti, lì è iniziato il declino – continua Borriello – Già lo scorso anno volevo tornare al Genoa, dove avevo realizzato 12 gol. Ho pure insistito pensando che avrei fatto almeno 15 reti e sarei potuto andare al Mondiale”.

“Poi Destro è andato ko e non mi hanno lasciato partire. Quando s’è infortunato Totti ho giocato 8 delle 10 partite vinte consecutivamente, segnando il gol della decima. Una soddisfazione personale“. Poi il nulla, quindi la scelta di tornare ” a casa”: “Vorrei avere avuto quantomeno la possibilità di sbagliare, ma tutti sono liberi di fare le loro scelte. Io sono rimasto a Roma anche per far cambiare idea a qualcuno, ma battevo contro un muro. A Genova mi conoscono bene”.

I dirigenti e Gasperini mi hanno voluto, i tifosi mi apprezzano perché in campo ho sempre lottato. Hanno apprezzato più quello che i miei gol. Qualcuno da altre parti mi considera un giocatore finito, ‘ ‘na pippa’, come dicono a Roma – afferma amaro – Sono qui per ripagare la fiducia della società, ma anche e soprattutto per dimostrare a me stesso che sto ancora sul pezzo. Mi sento bene e considero ancora lontano il momento in cui smetterò”.

L’obiettivo di Borriello qual è? “Un giorno vorrei sentir dire che Borriello era un buon giocatore. A gennaio mi hanno offerto contratti di un anno e mezzo, però sapevo quel che mi serviva, Conosco Gasperini e il suo staff – prosegue l’ex Milan – Mi serviva questo: lavorare duramente, riprendere a faticare. Per recuperare ci vuole sacrificio, gli allenamenti di Gasperini sono molto duri. Ho in più la spinta dei tifosi che mi hanno sempre voluto bene”.

Il Genoa può arrivare in alto: “Ci crediamo. Ci attendono tre partite in casa con avversari alla nostra portata. Saranno difficilissime, ma siamo pronti. Arriviamo da due passi falsi, però il Ferraris è una carta a favore. Il mio momento? Invecchiare ha dei vantaggi: esperienza e saggezza le ho acquisite pure io. So cosa devo fare in campo. Ho ritrovato l’entusiasmo di allenarmi per un obiettivo”.

“Non mi spinge la rabbia, ma un sentimento positivo. Nessuno mi ha detto che avrei avuto il posto assicurato, figurarsi con un allenatore come Gasperini. Per raggiungere l’obiettivo serve tanto sacrificio – conclude – Lavoriamo con il gps, si coprono dagli 8 ai 12 chilometri ad allenamento, ad alta intensità, sempre. Il mister sa che sono pronto. Guai a mollare, ma Gasperini è una garanzia”.

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