Scuola, la “lezione” di studenti e professori | Tutti in strada a protestare. Renzi: “Parliamo”

di Redazione

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Scuola, la “lezione” di studenti e professori | Tutti in strada a protestare. Renzi: “Parliamo”

| martedì 05 Maggio 2015 - 14:41

Il messaggio è arrivato, forte e chiaro. E probabilmente produrrà effetti. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza questa mattina in tutta Italia per protestare contro la riforma della scuola del governo Renzi, per uno sciopero generale che alcuni sindacalisti hanno definito “il più grande di sempre”. Le principali manifestazioni si sono svolte a Roma, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo e Aosta, ma cortei di studenti e insegnanti hanno attraversato le principali città italiane. I più partecipati a Roma e Milano, dove a fianco di insegnanti, personale della scuola e studenti, hanno sfilato i segretari generali dei sindacati confederali e autonomi e molti esponenti politici, anche del Pd. “Siamo in centomila”, hanno detto gli organizzatori.

In corteo a Roma anche Susanna Camusso, segretario della Cgil: “Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione”. Annamaria Furlan della Cisl, in piazza a Milano, ha detto che “questa riforma l’ho letta bene, non mi piace”, mentre Carmelo Barbagallo, della Uil, ha affermato che la scuola italiana “non ha bisogno di podestà”, ma di essere “pubblica, libera e democratica”. “Potrebbe essere il più grande sciopero della storia della scuola italiana – sottolineano i Cobas che manifestano autonomamente sotto la sede del ministero dell’Istruzione – è la prima volta che i sei principali sindacati scioperano insieme”.

Corteo anche a Bolzano, dove era atteso Matteo Renzi per un incontro di partito. “Oggi – ha detto il premier – abbiamo il coraggio di rimettere in moto le energie migliori partendo dalla scuola. Ci sono tante persone che protestano: qualcuno dice che protestano sempre ma noi ascoltiamo le protesta, è giusto affrontarla ed entrare nel merito”. Sua moglie, insegnante a Pontassieve, questa mattina  ha svolto invece regolarmente le sue lezioni.

Il ministro Stefania Giannini, in una intervista a Qn, ha definito lo sciopero “politico”, “senza presupposti” e legato a “strategie elettorali”, accusando i sindacati di essere su “posizioni antiche”. In una intervista a Radio 24, questa mattina, ha poi sottolineato che, se da sette anni non c’era uno sciopero generale del comparto, è perché “da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla”. Il ministro ha poi parlato della mancata assunzione degli idonei usando una metafora: “Una cosa è avere la patente, una cosa è acquistare la macchina”, precisando che “non hanno vinto un concorso”. Mentre riferendosi agli sgravi fiscali per le famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie, ha affermato che “equivale a riconoscere la libertà educativa”. Della contestata figura dei presidi prevista dalla riforma ha parlato invece, a Radio anch’io, il sottosegretario Davide Faraone, per dire che “sul ruolo del dirigente scolastico il governo non torna indietro. Abbiamo rafforzato sì il ruolo del collegio dei docenti e del consiglio d’istituto, ma il ruolo del preside-sindaco non è in discussione”.

Solidarietà agli insegnanti è stata espressa dalla presidente della Camera, Laura Boldrini: “lo sciopero merita attenzione e rispetto e spero che gli insegnanti abbiano risposte adeguate”, ha scritto su twitter.

 

 

Tra i primi commenti politici allo sciopero, quello del parlamentare Pd Pippo Civati, in piazza a Roma, secondo il quale “questo è uno sciopero non politico, perchè la politica non rappresenta più nessuno, perchè il Pd ha tradito i suoi impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica”. Con lui anche Stefano Fassina, che, riferendosi ai presidi, sostiene che “la scuola non può essere una caserma con un capo che comanda”.

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