Bruxelles boccia il “reverse change” sull’Iva | C’è il rischio di un “buco” di 1,7 miliardi

di Redazione

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Bruxelles boccia il “reverse change” sull’Iva | C’è il rischio di un “buco” di 1,7 miliardi

| venerdì 22 Maggio 2015 - 19:57

Bruxelles boccia il “reverse charge” per il pagamento dell’Iva alla grande distribuzione. Un problema per il Governo che aveva valutato l’effetto in 700 milioni in Legge di Stabilità. L’applicazione della norma non avrebbe cambiato nulla per i consumatori finali perché nell’ultimo passaggio sarebbe spettato al commerciante il versamento sia della quota di Iva sull’acquisto del bene sia sulla vendita finale.

Per il fisco, invece, sarebbe cambiato molto perché – era questa la tesi del Governo – si sarebbero bloccate alcune forme di evasione piuttosto diffusa, eliminando anche la formazione di crediti fiscali. Con il “reverse charge” a versare concretamente l’Iva non sarebbe stato più chi vende ma chi acquista ma la Commissione ha deciso appunto che tale ipotesi “non è in linea con l’articolo 395 della direttiva sull’Iva”.

Secondo la portavoce della Commissione Ue per i servizi finanziari, Vanessa Mock, “non ci sarebbero prove sufficienti” che la deroga alla normativa Ue sull’Iva per introdurre il reverse charge per le forniture alla grande distribuzione “contribuirebbe a contrastare le frodi. La Commissione ritiene anzi che questa misura implicherebbe seri rischi di frode a scapito del settore delle vendite al dettaglio e a scapito di altri Stati membri,» aggiunge la nota inviata da Bruxelles.

Il no al reverse change crea un buco di 728 milioni di euro nel bilancio dello Stato che, secondo quanto prevede la clausola di salvaguardia, dovrebbe essere coperto con l’aumento delle tasse sui carburanti a partire da giugno. ma c’è di più: un’altra norma in bilico, lo split payment (vale a dire la richiesta italiana di pagamenti separati dell’Iva da parte dell’amministrazione pubblica), è ancora in fase di analisi da parte dell’Ue. Se anche in questo caso ci fosse una bocciatura, allora il Governo dovrebbe far fronte ad altri 998 milioni di euro, per un totale di circa 1,7 miliardi, da recuperare imponendo l’accise sulla benzina. Il ministero dell’Economia ha però respinto questa ipotesi con il “fermo impegno a non far scattare le clausole di salvaguardia”.

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