Ruby, le motivazioni della Cassazione | “Berlusconi ignorava che fosse minorenne”

di Redazione

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Ruby, le motivazioni della Cassazione | “Berlusconi ignorava che fosse minorenne”

| giovedì 28 Maggio 2015 - 21:26

L’ex premier Silvio Berlusconi non sapeva che Ruby era minorenne quando frequentava la sua residenza di Villa San Martino, ad Arcore, tra il 14 febbraio e il 2 maggio del 2010. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano il 18 luglio 2014, con cui l’ex Cavaliere veniva prosciolto dall’accusa di prostituzione minorile e concussione aggravata.

Due imputazioni che in primo grado erano costate al leader azzurro una condanna pesante a sette anni di reclusione. Tuttavia, nonostante l’ex premier ignorasse che la bella ragazza marocchina non “aveva l’età”,  è “data per acquisita – affermano i supremi giudici – la prova certa che ad Arcore vi fu esercizio di attività prostitutiva che coinvolse anche Karima El Marough”, per gli amici “Ruby rubacuori”, con la quale Berlusconi intrattenne “commerci sessuali”.

Correttamente, la Corte di Appello ha considerato, tra gli elementi “esclusivi della consapevolezza da parte dell’imputato della minore età” di Ruby, “l’aspetto fisico” della giovane, diciassettenne all’epoca delle “cene galanti”, e il suo “modo di comportarsi” che “non tradivano minimamente la sua età effettiva”. Inoltre, Ruby aveva “l’abitudine a fornire false generalità” e ad attribuirsi una età “di volta in volta diversa, dai 19 ai 27 anni”.

La Cassazione non manca di evidenziare come l’ex premier sia stato tradito nell’amicizia da Emilio Fede. “Non va sottaciuta, l’ambivalenza dei rapporti tra Fede e Berlusconi” che da parte del primo – scrivono i giudi della Consulta – “non erano totalmente disinteressati” ma “motivati da opportunità di ritorno economico, che si materializzavano nell’ambito di quel sistema di spregiudicati intrattenimenti in Arcore a margine dei quali si approfittava anche della disponibilità del padrone di casa, cui non mancavano cospicue risorse finanziarie” per soddisfare le richieste di aiuto dello stesso Fede e di Lele Mora, agente di starlette e tronisti.

Per la telefonata con la quale Berlusconi, in visita di Stato a Parigi, chiamò l’ex capo di gabinetto della Questura di Milano, la Suprema Corte ritiene che “con precisione” la causale di tale chiamata a Pietro Ostuni è stata nella volontà di “impedire che la divulgazione della minore età di Karima El Marough unita all’accertamento della sua pregressa partecipazione alle serate a sfondo sessuale di Arcore, potessero offuscare la sua reputazione di uomo politico investito di funzioni apicali di governo, interesse o se si vuole vantaggio privo di diretti contenuti patrimoniali”. Secondo la Cassazione Ostuni, ha tenuto un comportamento “non lusinghiero” per un dirigente della Polizia di Stato che, “ancorché inserito in una struttura fortemente connotata in senso gerarchico come è l’amministrazione del Ministero dell’Interno, è pur sempre soggetto alla legge e conserva, perciò, autonomi poteri di apprezzamento del contenuto intrinseco anche di veri e propri ordini che possano eventualmente essergli impartiti”.

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