Palermo, sbagliò una diagnosi di tumore al seno | Il giudice la condanna a quattro mesi

di Redazione

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Palermo, sbagliò una diagnosi di tumore al seno | Il giudice la condanna a quattro mesi

| mercoledì 17 Giugno 2015 - 17:29

Non aveva diagnosticato in tempo un tumore al seno a una paziente che si fece visitare nell’ambulatorio del Policlinico di Palermo, poi aveva eseguito un intervento con il solo fine di diagnosi, e non per asportare il cancro: adesso Carmela Amato, dirigente medico dell’unità operativa semplice di prevenzione dei tumori della mammella del policlinico del capoluogo, è stata condannata a 4 mesi per lesioni, pena sospesa. Il pubblico ministero Giulia Bentley aveva chiesto il massimo della pena, cioè sei mesi: a emettere la condanna è stato il giudice monocratico Vittorio Alcamo.

La paziente è Cristina Calascibetta, 40 anni. Si fece visitare dai medici dell’ambulatorio palermitano nel 2011: non era la prima persona, nella sua famiglia, ad ammalarsi di tumore, e al seno avvertiva un nodulo che non lasciava presagire nulla di buono. Il 18 febbraio 2011, data della sua prima visita, Cristina fece una radiografia e una mammografia, che – secondo le successive perizie della procura – avrebbe già dovuto mettere i medici in forte allerta. Nel referto, avrebbero dovuto consigliare un altro controllo nell’arco dei tre mesi successivi, invece le suggerirono di ripresentarsi l’anno seguente.

Passano pochi mesi, quel nodulo cresce, la paziente si preoccupa e pensa bene di fare un’altra visita, con mammografia ed ecomammaria. Il 14 novembre – tre mesi prima rispetto alla data che i medici avevano inizialmente consigliato alla Calascibetta – la paziente ritorna dalla dottoressa Carmela Amato, con un cancro che – secondo i periti che la procura ha consultato – era già presente.

Il medico, a quel punto, prosegue senza ulteriori controlli e concorda la rimozione del nodulo, senza prefissare una data per l’intervento. In aula, la Amato ha dichiarato in sua difesa che la paziente avrebbe “sbagliato a non concordare una data con la segreteria”. Quando a febbraio la paziente torna in ospedale, dopo la visita di una specializzanda, il nodulo ha raddoppiato le proprie dimensioni, passando da due a quattro centimetri.

Con l’intervento fissato a marzo, parte del cancro viene rimossa; l’altra metà verrà tolta il mese dopo, a Milano, con un secondo intervento di mastectomia totale con resezione ascellare: la paziente perde un seno. Il trauma spinge Cristina Calascibetta a denunciare Carmela Amato, difesa dall’avvocato Fabrizio Biondo.

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