Grecia, Juncker non crede nel lieto fine | Tsipras in piazza: “No ai ricatti”

di Redazione

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Grecia, Juncker non crede nel lieto fine | Tsipras in piazza: “No ai ricatti”

| venerdì 03 Luglio 2015 - 07:36

A due giorni dal referendum, il premier greco Alexis Tsipras è tornato a parlare di una possibile soluzione per la crisi in Grecia dichiarando che per rendere sostenibile il debito di Atene, l’unico modo è praticare un taglio del 30% e concedere un periodo di grazia di vent’anni. Il premier ha aggiunto che “il rapporto del Fmi giustifica la nostra scelta di non accettare un accordo che ignora il tema fondamentale del debito”. E sottolinea che il referendum di domenica “non decide la permanenza o meno nell’euro”.

“Oggi festeggiamo la democrazia, è una festa, una gioia una purificazione. Siamo già vincitori, la Grecia ha spedito il messaggio dell’orgoglio. No ai ricatti”. Così Tsipras ha salutato la folla dei sostenitori del No a piazza Syntagma. “Vogliamo che l’Europa torni ai suoi valori”. “Domenica – ha aggiunto – manderemo un messaggio di democrazia e dignità”..

Intanto Consiglio di Stato greco ha respinto il ricorso presentato contro il referendum voluto da Atene. Il voto si terrà domenica come programmato. Intanto secondo gli ultimi sondaggi crescono i sì, al 44,8% e arretrano al 43,4% i no. Lo scenario emerge da un sondaggio pubblicato dal quiotidiano Ethnos secondo il quale, ancor più significativamente, la netta maggioranza dei greci, il 74% vuole restare nell’Eurozoa mentre solo il 15 vuole tornare alla dracma.

“Il giorno dopo il referendum sarò a Bruxelles e un accordo sarà firmato”, ha detto ieri notte il premier greco in un’intervista alla tv Antenna, assicurando che la firma di un’intesa ci sarà. Tsipras ha spiegato che con la vittoria del no ci sarà una “soluzione sostenibile” per la Grecia. “Questo accordo può essere il cattivo accordo che ci propongono o uno migliore: più forte è il no, migliore sarà l’accordo”, ha detto.

In caso contrario, se vincesse il sì il premier greco ha spiegato che avvierà “le procedure previste dalla Costituzione” per fare in modo che la proposta delle istituzioni (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) diventi legge. In questo scenario, Tsipras ha detto che non metterà la sua “poltrona” al di sopra gli “interessi della nazione”, suggerendo che potrebbe dimettersi.

Per il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, però, l’esito del referendum potrebbe comunque non essere decisivo. “Anche nel caso in cui il risultato del referendum greco sarà sì, il negoziato sarà difficile. Se invece i greci dovessero votare ‘no’ “la posizione di Atene sarà drammaticamente indebolita” nelle trattative

Sulla stessa linea d’onda anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che dichiara come la situazione in Grecia sia “drammaticamente peggiorata”. Intanto secondo il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis c’è il “100% di probabilità “ di raggiungere un accordo con i creditori di Atene dopo il referendum di domenica prossima, a prescindere dall’esito del voto”.

Secondo il ministro “un accordo si troverà sia che dalle urne esca un sì o un ‘no – ha detto in un’intervista alla Bbc – se vince il sì, le banche apriranno con un cattivo accordo… se vince il no, riusciremo ad avere un accordo fattibile, qualcosa in linea con quanto abbiamo presentato negli ultimi giorni”. Di altro avviso il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che ha definito “completamente falsa” l’affermazione del ministro delle Finanze greco sulla possibilità di un accordo.

Varoufakis ha quindi rinnovato il suo appello ai greci affinché votino no al referendum di domenica, che potrebbe decidere il futuro del Paese nell’eurozona; ieri ha già anticipato che, in caso di vittoria del sì, potrebbe dimettersi. Il ministro è poi tornato a criticare la politica di austerità adottata in Grecia negli ultimi cinque anni e la durata dei negoziati con i creditori internazionali: “Abbiamo un pessimo sistema di governance in Europa. Questo non è il modo giusto per gestire un’unione monetaria. É una farsa, una commedia degli equivoci da cinque anni. Il programma che hanno imposto a questo Paese e che vogliono continuare a imporci rimarrà nella storia economica come il più grande disastro di sempre”.

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