Morti ‘sospette’ tra i braccianti agricoli| “Il caporalato va combattuto come la mafia”

di Redazione

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Morti ‘sospette’ tra i braccianti agricoli| “Il caporalato va combattuto come la mafia”

| mercoledì 19 Agosto 2015 - 18:59

Sono diventate ormai un caso di Stato, le morti sospette tra i braccianti agricoli in Puglia.

Oggi la procura di Trani ha reso noto che c’è un indagato per la morte della bracciante avvenuta nelle campagne di Andria il 13 luglio scorso e sempre nella stessa giornata, il procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo ha dichiarato che “La gente non collabora, preferisce guadagnare pochi spiccioli”.

Adesso è il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina a commentare il fenomeno attraverso una nota: “Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali. Chi conosce situazioni irregolari deve denunciarle senza esitazione”.

“In queste settimane – aggiunge Martina – abbiamo lavorato con il ministero del Lavoro sia per intensificare i controlli che per consolidare nuove pratiche utili al contrasto permanente del fenomeno”.

Il ministro nella nota ricorda anche che dal primo settembre prende il via la ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’.

Le aziende agricole potranno aderire alla Rete tramite il portare internet INPS.

“Per la prima volta in Italia – sottolinea Martina – si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro che riguarderà proprio le imprese agricole”. Il certificato “non sarà un semplice bollino di natura burocratica – continua Martina – ma attesterà il percorso delle verifiche puntuali e preventive effettuate individuando e valorizzando le aziende virtuose”.

Il coordinamento tra istituzioni e parti sociali, ricorda infine il ministro delle Politiche agricole, sarà ulteriormente rafforzato con il completamento dell’iter parlamentare che “prevede l’adesione alla Rete, attraverso la stipula di convenzioni, degli sportelli unici per l’immigrazione, delle istituzioni locali, dei centri per l’impiego e degli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura”.

“Questo è solo un primo passo – conclude il ministro Martina -, ma può fare davvero la differenza se utilizzato con continuità e attenzione da parte di tutti. La nostra deve essere una battaglia senza sosta e senza quartiere alla piaga del caporalato e del lavoro nero in agricoltura”.

Numerosi i commenti del mondo politico. “Sul dramma dei braccianti nelle campagne è necessaria una presa di posizione del Governo: il silenzio stride tanto più in tempi di Expo” la dichiarazione dell’esponente Pd Davide Mattiello.

Per Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro Camera, “complice la crisi si tende a giustificare la diminuita sicurezza e l’utilizzo di lavoratori al nero con la necessità di competere in un mercato aggressivo. Niente di più sbagliato”.

Per Daniela Santanchè (Fi), “Renzi ha ridotto gli italiani a moderni schiavi”.

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