“Ho commesso l’errore di essermi fidato. In primo luogo di Christian Ventisette (oggi ricercato), che dal 2007 mi prospettò investimenti da coniugare alla nostra attività benefica. Pensai che avremmo potuto fare ancora di più e meglio”.

Così l’alto prelato Patrizio Benvenuti, arrestato ieri con l’accusa di una truffa da 30 milioni di euro ai danni di quasi 300 persone, difende il proprio operato in un’intervista rilasciata a La Stampa, paragonandosi ad al martire San Lorenzo. Il suo errore sarebbe stato solo quello di essersi fidato delle persone sbagliate.

“In questa storia – spiega il prelato 64enne di origini argentine – sono coinvolti nobili e banchieri, io sono finito in trappola. Anzi come San Lorenzo, sulla graticola. Altri invece se ne stanno a Panama”.

Monsignor Benvenuti declina ogni responsabilità riguardo all’accusa mossa dalla guardia di finanza nei suoi confronti e nega di essere lui uno dei vertici dell’associazione a delinquere individuata nell’inchiesta.

I gala in Vaticano di cui ha parlato la sua ex perpetua? “Solo cene per finanziare progetti speciali”.