Il Regno Unito fuori dall’Europa: le reazioni |Per il ‘divorzio’ potrebbero volerci sette anni

di Giuseppe Citrolo

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Il Regno Unito fuori dall’Europa: le reazioni |Per il ‘divorzio’ potrebbero volerci sette anni

| venerdì 24 Giugno 2016 - 16:19

A poche ore dal risultato del voto, che ha visto prevalere il Leave con il 52%,  il Primo Ministro Cameron ha annunciato le dimissioni, affermando di non essere la persona giusta per guidare il paese dopo la vittoria del Leave.

Cameron  rimarrà al suo posto sino all’assemblea dei Tories prevista in Ottobre, per assicurare stabilità, dopo che il risultato choc del referendum porterà ad un periodo di turbolenza finanziaria a livello internazionale e di turbolenza politica in Gran Bretagna ed Europa.

Solo dopo, il suo successore potrà attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per l’uscita dal’Unione Europea.

Il suo annuncio, sull’atrio della residenza di Downing Street in compagnia della Moglie, arriva alla fine di una serie straordinaria di eventi che ha visto Nigel Farage, per anni il volto della Gran Bretagna separatista, proclamare un nuovo “Indipendence Day”. L’inizio del collasso di un’idea di Europa fallita e la rinascita delle sovranità nazionali, ha dichiarato il Leader dell’UKIP.

Il favorito per la guida dei conservatori è adesso Boris Johnson, che presumibilmente spingerà per l’attivazione delle clausole del trattato di Lisbona.

Anche il Leader dei Laboristi Jeremy Corbyn verra’ messo sotto pressione dai suoi , dopo che  l’Inghilterra del Nord – la roccaforte industriale del Labour – ha votato in favore del Leave. Gli sara’ rinfacciata la sconfitta e la sua svogliata campagna per il Remain.

Alcuni analisti politici vedono una seria possibilità di elezioni anticipate, nonostante delle leggi recenti abbiano assicurato stabilità al Parlamento per l’intera durata del mandato.

La vittoria del Leave ha due nomi: la classe lavoratrice dell’industria, che ha visto salire i prezzi delle case e scendere i salari in questi anni di immigrazione intra-europa,; la generazione degli over fifty, legata ai valori nazionali ed alla tradizione della Gran Bretagna.

La sconfitta del Remain ha il volto delle giovani generazioni (il 64% dei giovani sino ai 25 anni hanno votato per il Remain); delle classe sociali più agiate e con una istruzione superiore, che godono della preminenza di Londra nella comunità finanziaria internazionale ed hanno prospettive di lavoro oltre i confini della madrepatria; degli scozzesi ed nord- irlandesi, che godono dei programmi di sostegno europeo.

Il Partito Nazionalista Scozzese aveva già avvertito che l’uscita dall’Europa avrebbe potuto causare un nuovo Referendum secessionista; in Irlanda del Nord, temono una fuga in massa oltre confine, in una repubblica d’Irlanda saldamente ancorata all’Europa.

Il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha dichiarato che potrebbe essere necessario approntare un bilancio di emergenza per bilanciare gli effetti immediate del dopo-Brexit.

Il suo omologo “ombra” del Labour, John Macdonnell, aveva predetto la neccessità di un intervento della Banca d’Inghilterra per frenare il crollo della Sterlina. Ha anche sottolineato la necessità di dichiarare ai mercati l’intenzione britannica di negoziare con l’Europa le migliori condizioni commerciali da paese esterno.

D’altronde l’Europa, preoccupata dall’esito del referendum e di un possibile contagio ad altri paesi, non sembra al momento intenzionata ad alcun trattamento di favore nei confronti dei britannici.

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