Dopo avvocati, imprenditori e fette sempre più ampie dell’opinione pubblica americana, adesso anche i funzionari americani si schierano contro Donald Trump per il decreto anti profughi. Nonostante il monito del portavoce del portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ad “accettare il programma o andarsene”, circa 900 dirigenti del dipartimento di Stato Usa hanno firmato un memorandum interno di dissenso nei confronti del cosiddetto “Muslim Ban“.

La Casa Bianca ha quindi attaccato il dipartimento di Giustizia e il ministro reggente Sally Yates, che ha ordinato ai suoi di non difendere in tribunale il decreto sull’immigrazione. La direttiva di Yates “è un’ulteriore dimostrazione di come il nostro sistema giudiziario sia politicizzato“, ha affermato Stephen Miller, consigliere della Casa Bianca in un’intervista a Msnbc.

Il segretario alla Sicurezza nazionale John Kelly continua difendere l’ordine esecutivo firmato venerdì: “Non è un divieto di viaggio per i musulmani”, ma una “pausa temporanea” per rivedere il sistema di controllo sui rifugiati e i visti. Kelly ha sottolineato che le persone con doppia cittadinanza potranno entrare negli Usa utilizzando il passaporto del Paese senza restrizioni: “Non giocheremo con la vita degli statunitensi“.

E secondo il Washington Post, Trump vuole firmare un ordine esecutivo per bloccare gli aspiranti immigrati che chiederebbero l’assistenza pubblica, e per allontanare – dove possibile – quelli che già vivono negli Stati Uniti e che dipendono dagli aiuti. L’obiettivo è quindi ridurre gli oneri sociali a carico dei contribuenti.

È stato inoltre annunciato, non senza polemiche, il nome del nuovo giudice della Corte suprema nominato da Trump: è Neil M. Gorsuch, 49enne del Colorado. Si tratta del più giovane giudice supremo dell’ultimo quarto di secolo, secondo la minoranza dem al Senato ha “ripetutamente preso le parti delle società contro i lavoratori e ha dimostrato ostilità verso i diritti delle donne“.