Minoranza PD, unità del partito appesa ad un filo | Emiliano: “Via se Renzi si candida a segretario”

di Denise Marfia

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Minoranza PD, unità del partito appesa ad un filo | Emiliano: “Via se Renzi si candida a segretario”

| sabato 18 Febbraio 2017 - 08:06

Sono ore calde all’interno del Partito Democratico in vista dell’assemblea di domenica. E se c’è chi crede che ormai la scissione all’interno del partito sia inevitabile, c’è chi ancora grida all’unità e non vorrebbe diaspore che comporterebbero un indebolimento in vista dei prossimi impegni elettorali, non solo in ambito nazionale ma anche locale.

Renzi ha provato con le parole a ricucire lo strappo chiamando a raccolta i suoi (“venite, non andatevene, partecipate”) e anche con i fatti, telefonando ad Emiliano uno di coloro che vorrebbe le dimissioni dell’ex premier da segretario del partito. Riuscirà nell’impresa di tenere uniti tutti i leader presenti all’interno?

Stamattina (durante la convention “Rivoluzione socialista” di Enrico Rossi al teatro Vittoria di Roma) il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano ha precisato che “se Renzi non accetta la mia proposta significa che la rottura la vuole lui. Ma non posso credere che lui voglia veramente questo” e “non mi rassegno.  Io aspetterò fino all’ultimo secondo utile per evitare la scissione”.

Dure le parole di Michele Emiliano: “Per evitare la scissione dobbiamo solo decidere che facciamo una conferenza programmatica in cui stringiamo le nostre divisioni. Se la facciamo e Renzi si convince a non ricandidarsi, allora può essere che convergiamo su uno stesso candidato. Non voglio rinunciare al sogno del Pd solo per l’arroganza, la prepotenza, la non conoscenza della storia di questo paese di chi pensa di cancellare tutto questo con uno schiocco delle dita”, conclude.

L’ultima grana, ieri, è arrivata da Delrio, suo ex ministro che ha confessato proprio ad Emiliano di non aver ricevuto alcuna chiamata dal suo segretario. Oggi, intanto, continuano i colloqui tra le diverse fazioni del partito, perchè è inutile negarlo, ormai tra i democratici non c’è più alcuna unità e se non ci sarà scissione, i mal di pancia nei prossimi mesi saranno più che frequenti.

“I margini di trattativa ci sono sempre, dipende dalla volontà delle persone e sopratutto dobbiamo sapere che il Pd non è proprietà di alcuni capi che litigano tra di loro”: ha detto il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, che stamani su Twitter aveva anche lanciato un appello. Sempre su Twitter arriva anche la reazione del vicesegretario Guerini: “Questa mattina toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili”.

Risponde dopo alcune ore lo stesso Michele Emiliano: “Non c’è alcun ultimatum da parte della minoranza. Mi auguro che il segretario abbia il coraggio e la generosità di consentire alla sinistra di rimanere nel Pd e che escluda l’ipotesi di larghe intese, una contraddizione sia per noi sia per le destre”.

Massimo D’Alema, a margine della riunione della minoranza Pd, ha annunciato che “domani non sarò all’assemblea del Pd”, per poi aggiungere: “Non è colpa mia. La questione è nelle mani del segretario. Se Renzi vuole tirar dritto per la sua strada, è chiaro che noi non possiamo accettare questa prepotenza”.

Interviene via Facebook anche il presidente di partito Matteo Orfini: “Sono ore molto delicate per il Pd. Il rischio di una divisione è concreto. Per evitarla non servono gli appelli sentimentali. Per evitare disastri serve la politica. E un pizzico di sincerità in più. Se lo vogliamo, possiamo andare avanti insieme. Basta sgombrare dal campo le richieste fatte solo per farsi dire di no. La scissione finirebbe per restringere il consenso parlamentare al governo e, quindi, lo metterebbe a rischio“.

Il governatore toscano e candidato alla segreteria Enrico Rossi, vuole mettere le cose in chiaro, già alla vigilia. “Se si pensa di fare un congresso in poche settimane, una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo – ha detto -. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, se si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire”.

“Ci sarà bisogno di offrire al Paese un vero centrosinistra, largo e non stretto”. Sono le parole di Roberto Speranza al convegno della minoranza Pd. “Non dico queste cose con leggerezza. Un passaggio del genere va vissuto con autorevolezza”, ha aggiunto.

All’importante assemblea di domani è stato invitato anche il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

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