Pipì in piscina, ecco quali sono i rischi per la salute

di Redazione

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Pipì in piscina, ecco quali sono i rischi per la salute

| venerdì 03 Marzo 2017 - 12:26

Bambini, ma anche adulti e perfino campioni olimpici. Sembra che fare la pipì in piscina sia una cosa quasi scontata e i numeri lo confermano: 75 litri è la quantità di urina rilevata in una grande piscina (da 830mila litri d’acqua) da ricercatori canadesi dell’Università di Alberta, che hanno condotto uno studio sull’argomento, pubblicato su Environmental Science & Technology Letters.

Gli studiosi per effettuare le misurazioni si sono serviti di un test che valuta la concentrazione di un edulcorante artificiale, l’acesulfame potassico (o acesulfame K), presente in moltissimi prodotti alimentari industriali e in grado di attraversare l’organismo restando inalterato, fino allo smaltimento tramite l’urina.

In totale il gruppo di ricercatori ha analizzato 31 strutture in due città canadesi, tra piscine e vasche da bagno in luoghi pubblici: l’edulcorante è risultato presente nel 100 per cento del luoghi, con quantità fino a 570 volte maggiori rispetto all’acqua di rubinetto.

La pipì in piscina può rappresentare comunque un problema per la salute. Recenti studi hanno infatti dimostrato che i composti azotati presenti nell’urina e nel sudore possono reagire con il cloro dell’acqua, formando delle sostanze chimiche (come la triclorammina) che possono causare irritazione agli occhi e problemi respiratori.

Vorremmo che il nostro studio servisse a promuovere una maggiore educazione verso gli altri – hanno detto i ricercatori – e a convincere i nuotatori a uscire dall’acqua se hanno una necessità impellente”.

Ma non tutti i nuotatori forse sono a corrente dei rischi per la salute. “Penso che chiunque faccia pipì in piscina – ha dichiarato Michael Phelps in occasione delle Olimpiadi di Londra 2012 -. Il cloro la rende innocua, quindi non è un problema”. Diciamo che non è proprio così e l’asma è una delle conseguenze per chi nuota spesso o lavora nelle piscine.

I ricercatori canadesi suggeriscono quindi di usare l’acesulfame potassico per monitorare la quantità di urina nelle piscine e far sì che rimanga entro livelli di sicurezza dal punto di vista igienico.

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