Renzi al Lingotto: “Io difendo chi crea lavoro” | “Essere di sinistra non significa alzare il pugno”

di Redazione

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Renzi al Lingotto: “Io difendo chi crea lavoro” | “Essere di sinistra non significa alzare il pugno”

| domenica 12 Marzo 2017 - 14:25

Io difendo chi crea il lavoro, non chi fa i convegni sul lavoro“. Così Matteo Renzi in apertura del suo intervento conclusivo al Lingotto di Torino, auspicando una “fiscalità unica in tutta Europa” perché “non si creino paradisi fiscali” in un ambiente di “concorrenza sleale“.

“L’Italia al prossimo G7 non andrà più come fanalino di coda: eravamo sette e oggi siamo quarti per contributi“. La stoccata polemica: “Voglio esprimere un grande abbraccio di solidarietà a Virginia Raggi, a cui diciamo che siamo al suo fianco se è indagata. Una persona che è stata indagata e su cui c’è stata grande polemica. Perché il garantismo vale per tutti e non a giorni alterni”.

Consip: “Siete rimasti male perché non ho parlato di Consip? Non puoi immaginare che il garantismo valga solo per i tuoi” “Essere di sinistra non è rincorrere totem del passato – ha continuato Renzi -. Lo diciamo a chi immagina che essere di sinistra sia salire su un palco alzare il pugno chiuso e cantare bandiera rossa. Sono esponenti di una cosa che non c’è più a difendere i deboli. È un’immagine da macchietta non di politica”.

Il candidato segretario Pd ha commentato i disordini di Napoli: “Ci sono argomenti su cui non possiamo girarci introno: no alle alleanze con chi non accetta il principio di legalità che non è un valore di parte ma di tutti. Quando un sindaco si schiera con chi sfascia la città per non far parlare qualcuno quella non è una cosa da Pd. E quando un parlamentare chiede di parlare lo deve fare, noi siamo dalla parte di quel parlamentare anche se si chiama Salvini. Proprio perché si chiama così, lo vogliamo sconfiggere alle elezioni ma deve parlare come devono parlare tutti“.

“Sento tanto parlare di Ulivo dalle persone però che quell’Ulivo lo hanno segato dall’interno, da chi ha fatto concludere l’esperienza di Romano Prodi. E se lui fosse stato capo del partito non sarebbe accaduto – conclude Renzi – Noi quando abbiamo perso siamo rimasti senza scappare, senza scissione, senza fare i fuoriusciti. Perché si può perdere, ma non perdersi”.

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