Diabete, le donne rischiano più degli uomini: “Non sanno riconoscere i sintomi”

di Angelica Serrai

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Diabete, le donne rischiano più degli uomini: “Non sanno riconoscere i sintomi”

| lunedì 13 Marzo 2017 - 10:41

Le donne malate di diabete sono più a rischio degli uomini. E nonostante ciò non si prendono cura di sè stesse, non fanno prevenzione e sottovalutano decisamente il problema. Per far luce su questa tematica,  la Società italiana di diabetologia (Sid), in occasione del convegno nazionale ‘Panorama Diabete’, ha presentato un documento sulle differenze di genere nel diabete, tentando di sensibilizzare ancora di più le donne, spesso poco attente alla cura di questa malattia.

Il diabete provoca tre volte più infarti nelle donne – ha detto a Repubblica Giovannella Baggio, professoressa del Dipartimento di Medicina Molecolare all’università di Padova – ed è anzi la prima causa di morte nel genere femminile. Ma le donne non lo sanno, come non sanno riconoscere i sintomi, che in loro sono diversi. Hanno meno dolore e invece provano magari forte ansia e mancanza di respiro. Sintomi così diversi che non preoccupano: ecco perché nelle donne la mortalità è più alta”.

“Le donne non fanno meno controlli degli uomini – spiega Giuseppina Russo, del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’università di Messina – né ricevono meno farmaci”. Si pensa che le donne, impegnate in famiglia, si prendano poca cura di sè e non seguano puntualmente la terapia. “Il punto – continua – è che ci sono differenze biologiche importanti ancora da esplorare: i fattori ormonali proteggono le donne, è vero, ma nel diabete di tipo 2 la protezione estrogenica non funziona. Donne e uomini devono essere trattati in modo diverso, ma bisognerebbe insegnarlo anche nelle facoltà di Medicina, così come si insegna Geriatria”.

Secondo dati mondiali, le donne fanno meno prevenzione, nonostante il diabete le esponga al rischio tumore. “Meno mammografie e pap-test – dice Enzo Bonora, presidente della Fondazione Diabete ricerca – e questo nonostante la malattia esponga ad un rischio doppio di tumori e richiede quindi una sorveglianza maggiore”.

 

 

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