America a due facce, una in crisi e l’altra no

di Giuseppe Citrolo

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America a due facce, una in crisi e l’altra no

| sabato 06 Maggio 2017 - 11:35

Due economisti di Princeton, Anne Case e Angus Deaton, hanno pubblicato nel 2015 un allarmante studio che dimostrava come i tassi di mortalità di un particolare gruppo di americani stessero risalendo dopo decenni di miglioramenti: si tratta di americani bianchi di mezza età senza una laurea. Nel 2017 i due economisti hanno pubblicato un altro studio sullo stesso argomento, con la collaborazione della Brookings Institution, che dipinge un ritratto devastante di due Americhe profondamente divise, una delle quali è riuscita a riprendersi dalla crisi del 2008 e l’altra no.

L’America socialmente sfavorita è composta da quelle famiglie che un tempo riuscivano ad andare avanti con lavori che non richiedevano una laurea. La sparizione di questi posti di lavoro è stata accompagnata da un tasso allarmante di suicidi, morti per overdose e per alcolismo. La Case e Deaton le chiamano “morti per disperazione” e dimostrano, dati alla mano, come esse stiano raggiungendo proporzioni epidemiche in alcuni settori della società americana.

Dopo un secolo di grandi miglioramenti nel tasso di mortalità in America e nel resto del mondo sviluppato, il trend si è invertito per gli americani bianchi poveri intorno ai 50 anni; continuano invece i miglioramenti per i loro compatrioti neri e ispanici e per gli europei della stessa età. Malattie del fegato causate dall’alcolismo, overdose soprattutto di oppiacei e suicidi giocano un ruolo fondamentale in questi inquietanti dati. Secondo i due economisti di Princeton, molti americani bianchi delle classi popolari hanno vite difficilissime, caratterizzate da cattiva salute sia fisica che mentale, isolamento sociale, obesità, alti tassi di divorzio e disfunzioni familiari, poche opportunità lavorative.

Due Americhe, dunque: quella di chi ha una laurea, una famiglia stabile, un buon posto di lavoro e buone possibilità di arrivare fino in tarda età senza grossi problemi di salute e quella di chi non ha nulla di tutto questo. Secondo i due studiosi hanno giocato un ruolo negativo anche le trasformazioni sociologiche della società americana negli ultimi decenni: il collasso della famiglia, che ha colpito soprattutto le classi popolari, con sempre meno americani sposati e sempre più divorziati o singles, e la diminuita forza delle chiese protestanti tradizionali e di quella cattolica sempre più soppiantate da chiese evangeliche che creano solo connessioni labili fra i propri fedeli e sono incapaci di creare coesione sociale.

Per Anne Case non ci sono soluzioni facili a questo dramma umano ma sicuramente aiuterebbero un migliore sistema di salute mentale, una migliore presa in carico di chi ha problemi di dipendenze e programmi di addestramento lavorativo che rendano possibile anche a chi non ha una laurea di trovare un lavoro nell’economia del ventunesimo secolo. Che ci sia anche la tragedia della working class americana bianca dietro la clamorosa vittoria elettorale di Donald Trump?

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