Mafia, confisca di beni da 28 mln di euro |Sono di un imprenditore vicino ai ‘Santapaola’

di Egidio Villa

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Mafia, confisca di beni da 28 mln di euro |Sono di un imprenditore vicino ai ‘Santapaola’

| lunedì 29 Maggio 2017 - 08:24

Beni per 28 milioni di euro sono stati sequestrati a Salvatore Santalucia, un noto imprenditore messinese di Valdemone (ME), impegnato nel settore del movimento terra, della produzione del calcestruzzo e del comparto agricolo.

L’uomo è ritenuto contiguo alle consorterie criminali mafiose operanti nelle provincie di Messina e Catania, in particolare al clan di Barcellona Pozzo di Gotto e al clan ‘Santapaola’ di Catania. Per gli investigatori era il trait d’union tra le organizzazioni criminali mafiose operanti nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania, per il controllo delle attività imprenditoriali di movimento terra, produzione di conglomerato cementizio e produzione di energia da fonti rinnovabili.

Il compendio mobiliare ed immobiliare sottoposto a confisca, comprensivo anche di una serie di imprese, era già stato oggetto di sequestro da parte della D.I.A. con tre distinti provvedimenti eseguiti tra il dicembre 2015 e il marzo 2016.

Santalucia, noto negli ambienti criminali come ‘Turi Piu’, è implicato in varie operazioni di Polizia e dagli atti di indagine dei procedimenti nei quali è coinvolto risulta strettamente legato alle note famiglie mafiose Santapaola’ di Catania (per il tramite di esponenti di vertice del clan ‘Brunetto’ attivo nel versante jonico della provincia etnea) e a quella ‘Barcellonese’ (come confermato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano).

Dalle indagini è emerso che l’attività imprenditoriale di Santalucia ha registrato, nel tempo, un’anomala crescita esponenziale, tanto da guadagnarsi, nel periodo 2003/2010, la partnership con la società EOLO COSTRUZIONI S.r.l., impresa del Gruppo NICASTRI, riconducibile a Vito Nicastri di Alcamo, leader in Sicilia nella realizzazione delle opere civili dei parchi eolici.

A quest’ultimo, oggetto di investigazioni da parte della D.I.A. di Messina e Palermo perché considerato soggetto in strettissimi rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro, è stato confiscato un patrimonio economico per oltre 1,5 miliardi di euro.

Il complesso di beni, nello specifico, ha interessato: n. 4 aziende, operanti nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento, del movimento terra, della produzione di calcestruzzo e delle costruzioni edili; n. 326 terreni, ubicati nei comuni di Roccella Valdemone (ME), Gaggi (ME) e Castiglione di Sicilia (CT), per l’estensione complessiva di circa 220 ettari; n. 23 fabbricati; n. 26 veicoli e vari rapporti finanziari del valore complessivo pari a 28,5 milioni di euro.

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