Legge elettorale, ‘no’ della Camera a voto disgiunto | M5S si astiene, Pd: “Compatti o salta l’accordo”

di Redazione

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Legge elettorale, ‘no’ della Camera a voto disgiunto | M5S si astiene, Pd: “Compatti o salta l’accordo”

| mercoledì 07 Giugno 2017 - 16:38

Il cammino della legge elettorale alla Camera è in salita. L’Aula ha bocciato l’emendamento di Mdp alla legge elettorale che avrebbe introdotto il voto disgiunto e le preferenze. I “no” sono stati 322, i “sì” 124 e gli astenuti 82.

Tra questi i parlamentari M5s, la cui decisione ha provocato polemiche da parte dei gruppi sostenitori del testo. “Il Movimento è a favore del voto disgiunto, ma non di emendamenti fatti per affossare tutto”, ha spiegato il portavoce pentastellato Danilo Toninelli.

Nella tarda mattinata di oggi, il capogruppo dem Ettore Rosato all’assemblea del Pd alla Camera, aveva lanciato un allarme. “Nelle pregiudiziali ci sono stati 100 voti in meno rispetto alla sommatoria dei 4 gruppi, vi ricordo cosa accadde quando furono 101…”, aveva detto.

“Sono sicuro – ha aggiunto – che saranno importanti i primi voti, noi abbiamo la responsabilità di tenere duro fino in fondo”.

Al netto dei deputati in missione, alla maggioranza che sostiene la riforma della legge elettorale, sono mancati 66 voti sulle pregiudiziali: si evince dalla lettura dei tabulati della votazione segreta.

Sono circa 210, su 300 presentati, gli emendamenti che dovranno essere votati dall’Aula. Un centinaio saranno votati a scrutinio segreto.

Prima di passare agli emendamenti, l’Aula dovrà esprimersi sulle tre pregiudiziali di costituzionalità presentate sul testo da parte di Mdp, Ci e Ap. I quattro gruppi che sostengono la legge (Pd, M5s, FI e Lega) non sono ancora in grado di esprimere un parere su tutti gli emendamenti presentati.

Sempre Rosato ha precisato che o i 4 partiti votano compatti sulla riforma elettorale o il Pd tornerà alla sua proposta, il Rosatellum. Dopo la richiesta arrivata dal M5s, il Pd si sarebbe detto disponibile a fissare a lunedì il voto finale sulla riforma elettorale.

“Se si vota tra qualche mese, invece che a settembre-ottobre non casca il mondo. Renzi faccia l’uomo di Stato”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, chiedendo all’ex premier “di non far prevalere la fretta di un singolo per andare alle elezioni contro lo Stato e il bene di tutti”. “Ho sbagliato, dopo tanti anni e tante riforme fatte assieme non pensavo che Renzi arrivasse a fare a me quello che aveva già fatto ad altri”, ha aggiunto.

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