Caso Weinstein. La confessione di Rosenberg: “Io c’ero e tutti sapevamo”

di Valentina Grasso

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Caso Weinstein. La confessione di Rosenberg: “Io c’ero e tutti sapevamo”

| giovedì 19 Ottobre 2017 - 17:47

Il produttore Scott Rosenberg non ci sta e dice la sua sul “caso Weinstein”. In un post al vetriolo, pubblicato e poi rimosso sul suo profilo Facebook, si è scagliato contro l’ipocrisia dello show business hollywoodiano: “Tutti sapevano”. Elenca i nomi Rosenberg e accusa con veemenza tutto il sistema di coloro che pur di arrivare, pur di ottenere la fama farebbero di tutto, anche sostenere un violento.

Rosenberg ha lavorato fianco a fianco con Harvey Weinstein e il fratello Bob dal 1994 ai primi 2000 quando nessun’altro credeva in lui: “Hanno fatto in modo che gli altri studios pensassero che fossi quello giusto. Mi hanno dato la mia carriera”. Lui c’era e insieme a lui tutti sapevano di che pasta fosse fatto Weinstein: “Non che stuprasse. No, quello non l’abbiamo mai saputo. Ma sapevano una storia di comportamenti aggressivi che era piuttosto spaventosa. Sapevamo della fame di quell’uomo, il suo fervore, il suo appetito. Non c’era niente di segreto sulla sua rapacità vorace, come un orco insaziabile uscito dalle favole dei fratelli Grimm”.

Molte infatti pur di ottenere ruoli nei film prodotti da Weinstein erano disposte a tutto, anche a cedere alle sue avances senza scrupoli. Ed è qui che Rosenberg accende la sua polemica contro l’ipocrisia dilagante ad Hollywood, fabbrica di sogni e di menzogne.

Dagli attori a produttori dai giornalisti ai politici tutti sapevano del comportamento del produttore Weinstein: “Io c’ero. E vi ho visto. E ne abbiamo parlato insieme. Voi, i grandi produttori, voi, i grandi registi, voi, i grandi agenti, voi, i grandi finanzieri. E voi, i capi dei grandi studios rivali, voi, i grandi attori, voi, le grandi attrici, voi, le grandi modelle. Voi, i grandi giornalisti, voi, i grandi sceneggiatori, voi, le grandi rockstar, voi, i grandi ristoratori, voi, i grandi politici“.

E perché nessuno ha parlato prima? Rosenberg spiega anche questo. Avevano tutti paura dei risvolti: “Harvey aveva la stampa in pugno. Quel vecchio detto “Non lavorerai più in questa città” è tornato putridamente in vita come un cadavere rianimato in un film di zombie da seconda serata”. Weinstein era la gallina dalle uova d’oro che organizzava feste e regalava viaggi da sogno. Perché fermarlo?

Rosenberg conclude la sua arringa confessando la sua vergogna per avere alimentato questo circuito per fini personali e punta il dito contro chi ha taciuto finora: “Anche voi dovreste scusarvi. Con tutte queste vittime che offrono la loro voce per raccontare le loro storie”.

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