Cyberbullismo e web: come cambia la vita degli adolescenti

di Redazione

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Cyberbullismo e web: come cambia la vita degli adolescenti

| domenica 15 Settembre 2013 - 15:59

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PALERMO, 16 SETTEMBRE 2013 – L’adolescenza ha sempre rappresentato un particolare momento della vita di ognuno. Una fase di passaggio delicata durante la quale si delineano il carattere, la personalità e si compiono delle scelte di vita importanti. Non molti anni fa, i genitori si preoccupavano per quello che poteva succedere fuori casa, adesso il pericolo è tra le mura domestiche e si chiama internet.

 

Prima le raccomandazioni vertevano tutte intorno al monito più famoso e ripreso: “Non accettare caramelle dagli sconosciuti” che significava non dare confidenza agli estranei ed evitare di venire in contatto con persone che non si conoscevano, all’uscita di scuola, sull’autobus, alla partita di calcetto.

 

Con gli anni, si è parlato sempre più spesso di “bullismo”. Si tratta della traduzione italiana dell’inglese “bullying” e viene definito come “un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona più potente nei confronti di un’altra percepita come più debole”. Riconoscersi vittima dei bulli per i ragazzi è semplice, farsi aiutare invece è la parte più difficile.

 

Il bullismo si manifesta in modo diretto, quando gli attacchi e gli insulti sono frontali; indiretto, quando si vuole isolare la vittima facendogli del male sul piano emotivo, causandogli veri e propri disagi psicologici. Ma ad oggi si può parlare di un’evoluzione di questo tipo di comportamento: il cyberbullismo.

 

Questo particolare tipo di atteggiamento vessatorio si amplifica sorretto da alcune caratteristiche che gli fornisce la rete: l’anonimato, l’abbassamento delle remore morali, l’assenza di limiti di tempo, la visibilità.

 

E in questi contesti, le forme di violenza sono le più disparate. La vittima può essere offesa, diffamata, perseguitata, possono essere messe in rete informazioni personali o materiale audiovisivo, si può rubare l’identità. Un circuito che una volta innescato, è quasi impossibile controllare. Una miccia che in un attimo divampa in un rogo incontrollabile.

 

Da questo punto di vista i social network rappresentano il terreno fertile per eccellenza. La cronaca ci ha costretto a confrontarci con questo fenomeno: molti ragazzi hanno deciso di togliersi la vita pur di non dover affrontare la realtà che avevano distorto o ridicolizzato i loro molestatori.

 

In Italia il fenomeno ancora non è stato analizzato in profondità e i dati sono pochi. Di certo, la maxi rissa di ieri a Bologna fa riflettere. I ragazzi sono pronti a darsi battaglia piuttosto che a creare rete. Tendono a sottolineare le differenze piuttosto che colmarle. Tendono a innalzare muri e a chiudersi nel silenzio, prima di tutto in famiglia. Ma è proprio lì che la comunicazione deve giocare un ruolo fondamentale e deve venire in soccorso. E non solo delle vittime. Prima di tutto, dei bulli.

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