Almaviva, il travaglio dei Lap | Firmare o non firmare?

di Maria Teresa Camarda

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Almaviva, il travaglio dei Lap | Firmare o non firmare?

| lunedì 28 Ottobre 2013 - 12:17

Convocati per firmare la conciliazione con l’azienda che gli permetterebbe di continuare a lavorare nei call center Almaviva, i lavoratori a progetto vivono un serio travaglio interiore: firmare, accondiscendere ad alcune condizioni inaccettabili e tenersi il lavoro, o non firmare, tenere il punto e ritrovarsi molto probabilmente con il contratto in scadenza non rinnovato?

“Non so veramente cosa fare – dice Luca, lavoratore a progetto da tre anni e mezzo in Tim – perché ho solo questo lavoro. Quello che stiamo vivendo è un ricatto da parte dell’azienda. Se non firmiamo non ci metterà molto a decidere di organizzare nuove classi di formazione per nuovi Lap e mandare a casa noi”.

Una paura condivisa anche da Daria, che però di firmare sembra non averne proprio intenzione: “È un documento con condizioni di lavoro medioevali. Almeno avessero accettato la bozza di modifica che noi Lap abbiamo scritto a mille mani per cercare di riequilibrare le parti”. “Certo che ho paura di non firmare, ma voglio portare a termine questa battaglia, difendere i miei diritti”, conclude Daria.

Tra i lavoratori scesi in strada davanti la sede di via Cordova per protestare contro la conciliazione con cui l’azienda li inserirebbe in una lista di prelazione per i futuri contratti, ci sono anche i candidati dei sindacati: oggi e domani infatti nelle sede di Almaviva si sta votando per eleggere le nuove rappresentanza sindacali. La protesta dei lavoratori a progetto è stato proprio uno dei temi caldi della campagna elettorale. C’è chi consiglia di firmare e chi invece suggerisce di resistere. Ma la maggior parte dei Lap convocati pare, secondo le prime indiscrezioni, che stia firmando.

Chi firma non vuole parlare con i giornalisti, non vuole essere citato per nome e cognome, ha paura di essere definito, pavido, filo aziendale, “venduto”. Ma le motivazioni raccolte tra chi ha fatto questa scelta sembrano piuttosto ricondurre alla crisi che vivono molte famiglie palermitane. “Non posso perdere questo lavoro – dice una delle lavoratrici che ha firmato – perchè mio marito non lavora e con il mio stipendio mantengo la famiglia”.

Certo c’è anche chi ha firmato perchè “sono più grande di tutti questi ragazzi e ne ho viste tante di battaglie. Non ci credo più alla lotta“.

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