L’Italicum torna in aula a Montecitorio| Tutti gli emendamenti che spaventano Renzi

di Elena Di Dio

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L’Italicum torna in aula a Montecitorio| Tutti gli emendamenti che spaventano Renzi

| lunedì 03 Marzo 2014 - 13:07

Due rinvii e qualche strascico polemico che a partire da domani, quando l’Italicum, la riforma elettorale nata dall’accordo del 18 gennaio al Largo del Nazareno fra il segretario nazionale del Pd, oggi premier, Matteo Renzi e il cavaliere Silvio Berlusconi, tornerà in aula a Montecitorio, potrebbe rinfocolarsi. Fino ad oggi i termini per la presentazione degli emendamenti al testo che già sono circa 300. E che puntano, principalmente, a modificare le soglie di sbarramento oltre a vincolare l’entrata in vigore della nuova legge elettorale all’approvazione di un’altra delle riforme concordate da Renzi e Berlusconi, ovvero la modifica delle funzioni del Senato.

La scaletta per l’esame del testo, fissata dalla conferenza dei capigruppo a Montecitorio, è piuttosto rigida e prevede che, dopo 26 ore di dibattito, la legge venga approvata entro la settimana. Ma la condizione rimane lo scioglimento dei nodi politici, a partire da quello del rapporto tra questa riforma e quella costituzionale del Senato, che ha come conseguenza la durata della legislatura.

Un banco di prova per Matteo Renzi, sia come premier che come segretario del Pd, visto che alcune insidie vengono proprio dalla sua minoranza interna. Parlando al Senato per la fiducia, lunedì scorso, Renzi ha ribadito l’importanza della riforma elettorale: “Il testo è pronto per essere approvato alla Camera e lo consideriamo non solo una priorità, ma una prima parziale risposta all’esigenza di evitare che la politica perda ulteriormente la faccia”.

Ma è dagli stessi “contraenti” del patto sulla riforma che arrivano segnali divergenti: Ncd, che ha firmato la proposta di riforma, insiste sull’introduzione delle preferenze mentre i partiti centristi della coalizione (Udc, Popolari per l’Italia e Scelta Civica) chiedono un abbassamento delle soglie di sbarramento (il 4,5% per i partiti in coalizione e l’8% per quelli che corrono da soli).

C’è poi una richiesta bipartisan di introdurre le quote rosa e soprattutto ci sono gli emendamenti della minoranza interna del Pd. Il principale è l’emendamento di Giuseppe Lauricella, che stabilisce che la nuova legge elettorale entri in vigore solo dopo l’approvazione della riforma costituzionale del Senato.

Una garanzia per tutti che non si corra al voto già ad ottobre, dopo il sì definitivo all’Italicum. L’emendamento, oltre ad essere firmato dagli esponenti della minoranza interna e da Rosy Bindi, è stato ripresentato anche dai deputati di altri Gruppi: Sel, Ncd, Pi, Cd e dagli ex grillini. Su questo emendamento pende il voto segreto e per Matteo Renzi potrebbe maturare una prima pesante sconfitta come segretario del Pd oltre a mettere a rischio l’intera tenuta dell’accordo col cavaliere.

Il relatore del testo di legge, il presidente della prima commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto (Fi), ha sottolineato che “gli accordi si cambiano in due”, avvertendo cioè  Renzi sul rischio di scivolone in aula. Il Mattinale, la newsletter di Fi alla Camera, invece va giù duro: se passa l’emendamento Lauricella “cade tutto”.

Questa sera si terrà una decisiva riunione dei deputati del Pd, probabilmente senza Renzi ma con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.

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