Mose, interrogatorio di garanzia per Orsoni | È corsa contro il tempo per “salvare Venezia”

di Maria Teresa Camarda

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Mose, interrogatorio di garanzia per Orsoni | È corsa contro il tempo per “salvare Venezia”

| venerdì 06 Giugno 2014 - 11:00

Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, sospeso dalla carica dopo l’arresto nell’inchiesta sul Mose, si è presentato davanti al gip Alberto Scaramuzza per l’interrogatorio di garanzia. Interrogatorio è durato 45 minuti.

Orsoni è accusato di finanziamento illecito per aver ricevuto del denaro, oltre mezzo milione di euro, in occasione della sua campagna elettorale per le amministrative del 2010. Secondo la Procura si tratta di denaro che il consorzio Venezia Nuova, all’epoca presieduto da Giovanni Mazzacurati, aveva accantonato per tangenti alla politica in modo da favorire le imprese che operavano nella salvaguardia di Venezia dagli effetti dell’acqua alta.

Orsoni ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee. “Sono state una serie di dichiarazioni molto lucide – ha detto l’avvocato di fiducia, Daniele Grasso – con le quali si è dichiarato estraneo ai fatti”.

L’indagine che ha decapitato i vertici della politica veneta dipinge un sistema illecito che per anni avrebbe visto imprenditori pagare “stipendi” a politici e autorità incaricate di vigilare sulla correttezza dei lavori, per ottenere in cambio favori o per evitare controlli.

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Duro l’attacco del governatore del Veneto Luca Zaia: “Se le accuse reggeranno, il quadro che ne esce è inquietante. Ancora di più pensando ai proclami e alle lezioni pubbliche che Galan (anche lui coinvolto nell’inchiesta sul Mose, n.d.r.) dispensava a tutti noi. Dall’alto della sua prosopopea è da quattro anni che sui giornali e le televisioni pontifica su come si deve amministrare un territorio. Che noi della Lega siamo quattro cialtroni…”.

Ma è corsa contro il tempo adesso per salvare le opere del Mose, e dunque Venezia. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, pur “considerando gli scandali Expo e Mose due casi di eccezionale gravità”, sottolinea, parlando con Repubblica, come “non possiamo buttare via 4 miliardi già spesi”, e bisogna tenere a mente lo “scopo del Mose: salvare Venezia. Non è più tempo di scaricare la responsabilità sugli altri per mettersi a posto la coscienza, qui il problema è assumersi le responsabilità”.

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