Riforme, ancora braccio di ferro in Senato | Pd: “Al lavoro giorno e notte fino all’approvazione”

di Maria Teresa Camarda

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Riforme, ancora braccio di ferro in Senato | Pd: “Al lavoro giorno e notte fino all’approvazione”

| martedì 22 Luglio 2014 - 19:41

“Lavoreremo fino a quando la riforma costituzionale non verrà approvata”. I tempi a Palazzo Madama per l’approvazione del testo di riforma del Senato e del Titolo V si stanno allungando per via dell’esame dei circa otto mila emendamenti presentati dalle opposizioni, ma la maggioranza non intende cedere all’ostruzionismo.

“Abbiamo chiesto in conferenza dei capigruppo – ha detto Zanda, al termine della riunione dei capigruppo – che si prendesse atto che con otto mila emendamenti la riforma costituzionale non potrebbe essere approvata nemmeno alla fine del 2014 continuando con il ritmo attuale, sinora abbiamo discusso per 50 ore in dieci sedute solo per l’illustrazione degli emendamenti all’articolo 1″.

Il Pd e gli altri partiti della maggioranza hanno chiesto ai gruppi di ridurre consistentemente gli emendamenti, tenendo quelli politicamente più rilevanti, ma questa richiesta non è stata accolta. “E allora – spiega il capogruppo del Pd – abbiamo proposto che si operasse sull’orario di lavoro per dilatarlo il più possibile, così lavoreremo dalle 9 alle 24 a partire da lunedì prossimo, compresi i fine settimana. Pensiamo che in questo modo i tempi verranno accorciati, e ribadiamo l’esigenza forte che la riforma che è al Senato solo in prima lettura venga approvata prima che inizi il brevissimo periodo di vacanze di ferragosto”.

Bocciate dall’Aula di Palazzo Madama anche quattro richieste di modifica del calendario dei lavori parlamentari, per cui il testo in esame sarebbe slittato a dopo la pausa estiva per il Ferragosto. Da più parti, intanto, si alza un coro di proteste per la fretta con cui il Governo di Matteo Renzi intende approvare un disegno di legge che di fatto modifica, dopo 66 anni, l’ordinamento istituzionale italiano.

L’asso nella manica della maggioranza potrebbe essere il cosiddetto “canguro”, ossia quel sistema per cui con un voto su un emendamento decadono quelli identici. Una misura che potrebbe provocare serie reazioni in Aula, perché sulla discussione che precede l’approvazione di leggi di modifica costituzionale (che prevede una doppia approvazione per camera) non sembra politicamente corretto tranciare il dibattito. “Non è un braccio di ferro con le opposizioni – ha spiegato Zanda. – Abbiamo pensato che non fosse il caso di adottare misure diverse e continuare a dare la possibilità al Senato di discutere, ma nello stesso tempo è necessario che la discussione abbia un termine”.

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