Riforme, opposizioni sul piede di guerra | Renzi: “No alla dittatura della minoranza”

di Maria Teresa Camarda

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Riforme, opposizioni sul piede di guerra | Renzi: “No alla dittatura della minoranza”

| venerdì 25 Luglio 2014 - 10:12

“Una leggera indisposizione”. Con questa motivazione il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scelto di non ricevere le opposizioni di Palazzo Madama e Montecitorio (Sel, M5S e Lega Nord in testa) che, con un corteo nato improvvisamente e spontaneamente, si erano recate al Colle per protestare con il Capo dello Stato contro la decisione del governo e della capigruppo in Senato di applicare la cosiddetta “tagliola” nella discussione sulle riforme costituzionali.

È, indubbio, però, che il presidente sia stato minuziosamente informato dal suo segretario generale, Donato Marra, delle preoccupazioni delle opposizioni. Ma l’obiettivo del presidente rimane, riferiscono fonti parlamentari, il varo a tutti i costi di una riforma, quella del superamento del bicameralismo paritario, per la quale Napolitano si spende da anni.

Da sempre ostili al Capo dello Stato, la reazione dei parlamentari pentastellati è stata durissima: “Napolitano fermi questo scempio, se rimarrà sordo a questo ultimo grido di allarme nulla sarà più come prima”. “Ci sono voluti tre anni di dibattito per arrivare alla nostra Costituzione. Ora in piena estate, in sole 115 ore vogliono stravolgere tutto – scrivono sul blog del leader Beppe Grillo i deputati e i senatori del Movimento 5 Stelle. – In questo modo il governo viola l’articolo 72 della Costituzione il quale prevede che ‘la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale’. Da oggi, con il Patto del Nazareno Renzi-Berlusconi, l’Italia cambia verso… in peggio. Ancora più potere alla Casta sempre meno ai cittadini. Non lo permetteremo”.

Il presidente del Senato Pietro Grasso, annunciando la misura del contingentamento stabilita dalla Conferenza dei capigruppo, ha spiegato che i tempi complessivi ammonteranno a 115 ore, così da poter arrivare alla prima approvazione entro l’8 agosto. Otto ore saranno riservate per presidenza e relatori, 80 alle votazioni e 20 ripartite tra i gruppi. Al Pd spetteranno 4 ore e 24 minuti, a Fi 2 e 50, a M5s 2 e 15, a Ncd 2 ore, al Gruppo Misto (a cui appartengono Sel e gli ex M5s) 1 ora e 45, a Sc e a Pi 1 ora e 13. Inoltre 5 ore andranno a chi interverrà in dissenso al proprio gruppo.

“Noi siamo contro la dittatura della maggioranza, ma siamo anche contro la dittatura della minoranza – ha ribadito il premier Matteo Renzi. – Io vado avanti, non mollo, le riforme le facciamo”. E, in riferimento al voto segreto, aggiunge di non essere preoccupato: “Anche se la maggioranza va sotto, si va alla Camera e si corregge”.

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