Jobs Act, ok all’emendamento del Governo | Le opposizioni votano “no” e vanno via

di Maria Teresa Camarda

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Jobs Act, ok all’emendamento del Governo | Le opposizioni votano “no” e vanno via

| martedì 18 Novembre 2014 - 20:44

Via libera dalla Commissione Lavoro della Camera all’emendamento riformulato dal governo sull’Articolo 18. Movimento 5 Stelle, Sel, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro e subito dopo abbandonato i lavori in segno di protesta.

“Forza Italia – ha spiegato Annagrazia  Calabria, capogruppo Fi in Commissione Lavoro – ha deciso, insieme alle altre opposizioni, di abbandonare i lavori della Commissione Lavoro della Camera perché quello che sta accadendo sul Jobs Act contraddice qualsiasi logica di confronto democratico e di rispetto per le istituzioni parlamentari, sia nel metodo che nel merito”.

“La sharada è finita – ha tuonato Giorgio Airaudo di Sel – le cose più importanti sono discusse fuori da qui, abbiamo aspettato fino adesso ma le modifiche non sono sostanziali”. Tiziana Ciprini, del Movimento 5 Stelle, ha sottolineato che “la commissione Lavoro ha operato tre giorni con la minaccia di Sacconi sul collo”. Si tratta, ha aggiunto Cirpini, “di una tragicommedia già scritta, i parlamentari sono stati delegittimati e ridotti a meri correttori di bozze”.

Soddisfatti anche i deputati di Ncd. “Adesso – dice Sergio Pizzolante, Capogruppo Nuovo Centrodestra in Commissione Lavoro alla Camera e vice presidente dei deputati del Gruppo – chi non fa il proprio dovere non potrà avvalersi della tutela della Cgil o della discrezionalità di un giudice per mantenere il suo posto di lavoro a discapito di chi lavora e si impegna. Adesso un imprenditore è più libero di assumere perché non ci sono più vincoli antistorici che garantiscono rapporti di lavoro a vita a prescindere”. “L’accordo Sacconi Poletti ha tenuto. Il tentativo di alcuni di snaturare il testo approvato al Senato non è andato in porto. Se poi sono anche contenti buon per loro”, conclude.

L’emendamento sull’articolo 18 che ha fatto infuriare le opposizioni e ha creato attrito con i colleghi del Pd in maggioranza, gli esponenti del Nuovo Centrodestra, prevede che il reintegro nel posto di lavoro sarà limitato, oltre che ai licenziamenti nulli e discriminatori, a “specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare”. Per i licenziamenti economici le modifiche prevedono solo “un indennizzo certo e crescente con l’anzianità di servizio”.

L’emendamento stabilisce inoltre “tempi certi” per impugnare il licenziamento. E riguardo alla possibilità di partire da gennaio con le nuove regole per il mercato del lavoro, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dice: “Sono ottimista, vedo che la determinazione del governo e del presidente del Consiglio di andare avanti è ferrea”.

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