Categorie: Cronaca

Pazienti ma non troppo

Viaggio nel mondo della sanità alle prese con denunce, risarcimenti e polizze assicurative

PALERMO – “Buongiorno, ha letto del medico che ha querelato una paziente che lo aveva denunciato?”. “Finalmente!”.
Non è la risposta che il cronista si aspetta da un broker assicurativo, il cui interesse dovrebbe essere quello di vendere quante più polizze possibili e guadagnare sul rischio delle richieste di risarcimento che pesa sugli operatori sanitari.
L’impennata delle denunce però ha stravolto il sistema: le compagnie di assicurazione si tirano fuori, i medici vivono con l’incubo del magistrato, i pazienti sono spesso sottoposti ad esami e lunghe trafile diagnostiche a cui i sanitari si affidano per scongiurare qualsiasi rischio.

Ma c’è chi davanti ad una denuncia contrattacca. La cronaca recente racconta di un medico palermitano che, accusato da una paziente, l’ha a sua volta denunciata per calunnia.
“È un caso che deve fare riflettere – dice Giovanni Merlino, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Palermo – , i numeri relativi alle cause penali e civili intentate contro presunti errori medici sono sconfortanti. Come ho avuto modo di sottolineare in un editoriale pubblicato sul sito dell’Ordine, le stesse statistiche dicono che in più dell’ottanta per cento dei casi queste cause si rivelano infondate, intanto però i medici coinvolti vivono un’esperienza devastante”.

E se i professionisti non possono evitare le aule di tribunale, possono però prevenire i danni, stipulando una polizza assicurativa contro i rischi professionali. Ma lì casca l’asino.
“Oggi ci sono compagnie che rifiutano questi contratti e che dismettono tutto il portafoglio – spiega Daniele Giordano, professionista palermitano e consigliere nazionale della Associazione di Categoria Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni -, il mercato è stato drogato dalla spregiudicatezza di alcuni avvocati e dallo “scaricabarile” delle strutture sanitarie”.
Il medico risponde solo in caso di dolo o colpa grave, gli ospedali rispondono anche per colpa lieve. “Non avendo fondi sufficienti – spiega Giordano – le strutture sanitarie tendono ad addossare la responsabilità sui medici. Ma è anche un problema di mentalità e di comportamento di taluni avvocati”.

Di mentalità e di cultura errata parla anche Merlino: “Oggi si tende ad addossare al medico anche processi ineluttabili, come la malattia e la morte. Si è perso il loro concetto di “normalità” e assistiamo ad una estrema “medicalizzazione”. Ma si è anche perso il rapporto medico-paziente e questo è alla base di tante denunce. L’errore può esistere – aggiunge – ma il problema è a monte. Nei Paesi anglosassoni l’approccio è più pragmatico, se si individua sin dall’inizio una “possibilità di errore” si interviene sul piano formativo, senza remore, in Italia invece il sistema degli Ecm (Educazione continua in medicina, ndr) è un fallimento. Gli interventi formativi non sono mirati a colmare le lacune reali e se non è il sistema sanitario nel complesso ad intervenire gli sforzi saranno vani”.

Una polizza assicurativa costa in media fra 1.200 e 1.300 euro annui, se il broker è bravo riesce a spuntare una polizza anche a 800 euro. Ma le tariffe possono salire vertiginosamente, per specialisti particolarmente “a rischio”, liberi professionisti che vogliono garantirsi anche contro le citazioni per colpa lieve: si va dai 5 mila euro per un anestesista fino anche a 15 mila per un ginecologo. Per tenere le polizze basse un trucco c’è, perfettamente legale, si chiama claims made ed è una clausola che limita la copertura assicurativa fino al momento della rescissione del contratto. Se la denuncia relativa al periodo coperto da polizza arriva con mesi o anche anni di ritardo, l’assicurazione chiude i rubinetti.

Che il ricorso alle richieste di risarcimento sia cresciuto è sotto gli occhi di tutti, che spesso queste richieste siano fondate su presupposti errati lo sottolinea Pippo Greco, segretario regionale di “Cittadinanzattiva” e responsabile in Sicilia del Tribunale dei Diritti del Malato. “In media –spiega- sette casi su dieci di quelli che ci vengono sottoposti non si traducono in denunce e, in caso di procedimenti giudiziari, solo uno su dieci porta ad un risarcimento. Se il diritto ad avere riconosciuto un indennizzo è sacrosanto, siamo convinti che procedere in questo modo non sia la strada migliore. È utile ascoltare i cittadini, capire se le piccole disfunzioni o gli errori di lieve entità siano “eventi sentinella” ma auspicherei più cautela nelle denunce”.

 

Campagne di sensibilizzazione, collaborazione con le istituzioni e monitoraggio attento, sono le ricette di “Cittadinanzattiva”. “Abbiamo da poco completato il progetto Audit Civico – conclude Greco – , un monitoraggio su tutto le strutture sanitarie della Sicilia viste con gli occhi del paziente. Siamo entrati in tutti gli ospedali, nel settanta per cento dei reparti. Emergono realtà diverse, ma soprattutto la necessità di un riordino del sistema in nome della sicurezza del paziente, anche a costo di sacrificare qualche posto letto. I nostri rilievi sono stati tradotti in una direttiva dell’ex assessore alla Sanità Massimo Russo che impone ai direttori generali di dare puntuale riscontro alle singole segnalazioni”.

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Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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