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Braccio di ferro Regione-Almaviva. Seimila lavoratori si sentono ostaggi

PALERMO, 19 FEBBRAIO 2013 – “Non blocchiamo le autostrade, il traffico della città e non presidiamo le piazze. Aspettiamo lavorando, ma siamo molto preoccupati delle conseguenze che il braccio di ferro tra Regione e Almaviva può avere sul nostro futuro professionale”. A parlare è Rosalba Vella, componente della segreteria provinciale Slc-Cgil ed RSU di Almaviva Contact, società che raggruppa i call-center Alicos e Cosmed.

“In Sicilia – continua Vella – non ci sono più realtà industriali veramente significative. I call-center sono la nuova Industria. Il trasferimento di Almaviva in qualche altra regione d’Italia o in qualche altro paese d’Europa sarebbe una vera e propria tragedia occupazionale per la nostra isola”.

Ciò che preoccupa i rappresentanti sindacali dell’azienda (RSU) e i lavoratori nel loro complesso – oltre seimila, se agli assunti a tempo indeterminato si aggiungono anche i lavoratori a progetto (LAP) – è che non si raggiunga un accordo tra Regione e Almaviva, attualmente impegnati in un braccio di ferro che ha per oggetto una nuova sede unica per l’azienda a Palermo e un nuovo piano industriale che convinca l’amministrazione regionale e i sindacati. Nell’ultima seduta della Commissione per le Attività produttive dell’Assemblea regionale siciliana, l’assessorato guidato da Linda Vancheri ha proposto la ristrutturazione dell’ex sede del call-center Telecom, un edificio di 17 mila metri quadrati in via Ugo La Malfa, la cui ristrutturazione costerebbe alla Regione oltre nove milioni di euro.

 

Marco Tripi, amministratore delegato di Almaviva, è stato assente la scorsa settimana in Commissione perché, secondo quanto riferiscono i verbali della Commissione, la convocazione sarebbe arrivata troppo tardi. Ma, con una nota, ha fatto sapere che “concentrare tutte le attività in un solo sito permetterebbe di ottenere le efficienze indispensabili”.

 

Se solo la proposta dell’assessorato fosse realizzabile.

“Devono sicuramente trovare un escamotage – dice Giovanni Inzerillo, del direttivo Ugl-Alicos, ma intervistato, come ci tiene a precisare, a titolo del tutto personale – perché credo che quell’edificio non sia stato del tutto sequestrato all’Immobiliare Strasburgo, ma parte sia rimasto ai soci. Inoltre, devono capire come fare a spendere una tale cifra per finanziare le difficoltà di Almaviva senza che si configuri un aiuto di Stato”.

Alla base della trattativa ci sarebbe un tentativo di scambio: la Regione spenderebbe la cifra necessaria alla ristrutturazione della sede unica dove riunire le ex società Alicos e Cosmed in cambio di un piano industriale a favore del mercato del lavoro della Sicilia: 1500 nuove assunzioni e la creazione di un polo di information tecnology come quello che Almaviva ha già a Roma. oltre al trasferimento della sede legale nell’isola, a garanzia di una reale intenzione di investire e crescere nel mercato del lavoro regionale. “Anche noi speriamo in un piano aziendale che ci metta in sicurezza”, conclude Rosalba Vella.

C’è inquietudine e ansia, infatti, nei corridoi e nelle sale break delle due sedi separate di Almaviva Contact, in via Cordova (ex Alicos) e in via Marcellini (ex Cosmed) a Palermo: le informazioni che arrivano ai lavoratori sono poche e frammentarie. A tratti contraddittorie. E questo, ovviamente, genera apprensione. “C’è anche un bel po’ di malcontento – dice Inzerillo – perché con la scusa della permanente criticità aziendale, si permettono di operare sui lavoratori ogni genere di pressioni possibili, dal demansionamento, al mancato rinnovo dei contratti per i lavoratori a progetto. Con la scusa dello spazio che manca e del momento difficile sono centinaia, infatti, i LAP che sono stati fatti fuori. Si pensa sempre alla sicurezza dei lavoratori a tempo indeterminato, quando l’emergenza riguarda anche, e forse soprattutto, i lavoratori con contratti a termine”.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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