ROMA, 28 FEBBRAIO 2013 – Sarà la volta buona? La domanda, come direbbe qualcuno, sorge spontanea. Nella Sicilia delle ferrovie ferme alle “littorine” diesel e che negli scorsi decenni ha assistito a tante firme e tanti annunci sul “rilancio del trasporto su rotaia”, la firma a Roma del contratto per la velocizzazione della tratta ferroviaria Messina-Catania-Palermo conviene prenderla con le pinze.
Basti guardare cosa ne è stato dell’Accordo di Programma Quadro per le Ferrovie firmato dal Ministro Lunardi e dal Governatore Cuffaro e della ristrutturazione della Stazione Centrale di Palermo annunciata in grande stile dalla società Fs “Grandi Stazioni” nel 2000, conclusione dei lavori prevista nel 2003.
Ma vale la pena di provare a crederci e vedere nei dettagli il contenuto dell’accordo firmato oggi dai ministri per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, e dello Sviluppo economico, Corrado Passera, dal Governatore della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti. Più di cinque miliardi di euro, due e mezzo già disponibili, per ottenere collegamenti ferroviari con tempi di percorrenza più brevi e una maggiore frequenza del servizio. Il contratto prevede cinque macro interventi per un totale di 14 opere per un costo complessivo di 5.106 milioni di euro, di cui sono già disponibili 2.426 milioni.
Con gli interventi già finanziati e per i quali è già stato deciso il tracciato, si punta in prima battuta alla riduzione dei tempi di percorrenza tra Messina e Palermo. Altro obiettivo, meno chiaro nei tempi di attuazione, è “il miglioramento dell’accessibilità delle aree interne della Sicilia orientale e meridionale ai grandi centri metropolitani”, infine una “maggiore efficienza dei nodi ferroviari di Catania e Palermo”.
Con le opere già finanziate e per cui è già deciso il tracciato, si otterrà una riduzione complessiva di oltre il 10% dei tempi di percorrenza fra Messina e Palermo. Lungo la linea Messina-Catania (investimenti per 383,8 milioni di euro) è prevista la progettazione del raddoppio della tratta Giampilieri-Fiumefreddo (che però resta ancora da coprire finanziariamente). Per il nodo di Catania verrà completato il raddoppio dei binari nella tratta che va da Catania Ognina a Catania Centrale, progettato (solo progettato) l’interramento della Stazione Centrale e realizzato il raddoppio del bivio Zurria-Catania Acquicella.
Sulla linea Catania-Palermo (investimenti per 823,4 milioni di euro) verranno raddoppiati i binari nelle tratte Bicocca-Motta-Catenanuova e Catenanuova-Raddusa-Agira, “al fine di raggiungere una velocità di 200 km all’ora – dicono le Ferrovie – e consentire una crescita nella frequenza dei collegamenti. Per la tratta Raddusa-Enna-Fiumetorto è prevista la realizzazione di uno studio di fattibilità, d’intesa con la Regione Siciliana, per valutare tre soluzioni alternative. Previsti anche interventi tecnologici lungo le linee Messina-Catania e Catania-Palermo e la realizzazione del nodo di Palermo (valore investimenti: 1.218,8 milioni).
Soddisfato Crocetta, che punta ancora più in alto: “Alle grandi opere genericamente sono contrario, ma per le ferrovie, che sono un problema serio, si fa un progetto col quale finalmente si possa arrivare dall’aeroporto di Catania a quello di Palermo in un’ora e venti. Si mettono insieme le grandi metropoli di Catania, Messina e Palermo, i grandi aeroporti e anche i grandi porti. Insieme a questo, l’ipotesi è uno sviluppo che dovrà coinvolgere le aree di Comiso, Siracusa, Gela, Agrigento e Trapani per favorire il turismo ma anche dare modalità di trasporto diverse ai prodotti dell’agricoltura e favorire lo sviluppo della parte centro meridionale dell’Isola”. E poi il Governatore “raddoppia” le cifre annunciate dalle Ferrovie: “Oggi firmiamo un accordo per un totale di 10 miliardi di euro, una cifra estremamente importante. Finalmente si comincia a fare diventare la Sicilia, sul piano dei trasporti ferroviari, un pò più europea”.
Non resta che incrociare le dita e sperare che la Sicilia non diventi europea solo un po’.