Palermo, un altro pari che prolunga l’agonia

di Redazione

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Palermo, un altro pari che prolunga l’agonia

| domenica 03 Marzo 2013 - 11:28

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PALERMO, 3 MARZO 2013 – Si potrebbe chiamare la maledizione del segno x se non fosse che più di questo il Palermo non sa e non può fare. A Torino si recita un copione già conosciuto e sotto il segno dell’impotenza si consuma un’altra giornata che fa aumentare i rimpianti. Regge il campo il Palermo del Gasperini bis ma è privo di quegli acuti che potrebbero consentire la svolta.

 

Nella partita della vita, Gasperini rinuncia a Miccoli pur tenendo l’assetto con i tre giocatori offensivi. La motivazione è sempre la stessa: condizione fisica precaria.

 

Ma se a 12 giornate dalla fine della stagione si tratta di questo, ci sarebbe da ripensare sul futuro rapporto con lo straordinario capitano. D’obbligo il condizionale perché nelle convinzioni di Gasperini c’è una certa idiosincrasia verso quel tipo di giocatore che Miccoli rappresenta.

Il tecnico punta tutto sul trio Fabbrini – Boselli – Ilicic, sulla difesa a tre con Garcia ancora a sinistra, sulla mediana composta da Rios e Kurtic ai cui lati corrono Morganella e Dossena. Un assetto non lontano, nella scelta degli uomini, dalla gestione Malesani; diametralmente opposto nel modulo e nelle intenzioni tattiche: tanto campo da percorrere per gli esterni, avanzati di venti metri, più pressing, un punto fisso di riferimento in attacco. Ecco perché la scelta è caduta su Boselli, l’unico in grado di garantire profondità e un certo peso al centro dell’area.

 

È il Palermo, per ovvie motivazioni, a cercare con insistenza e sin dalle prime batture, la supremazia offensiva. Tuttavia, come già nella partita d’andata, l’atteggiamento del Torino è difficile da digerire per le caratteristiche del Palermo.

 

Ventura ripropone le idee del Barbera: palleggio prolungato, le ali sempre molto larghe per aprire la difesa avversaria, i movimenti delle punte sempre molto rapidi per creare varchi interni. Il contropiede sempre pronto ad innescarsi costringe il Palermo a non esagerare con la pressione alta. Abbassando i ritmi risaltano ancora di più i limiti di impostazione di Kurtic e Rios, ciò aggravato dal fatto che Fabbrini trova in Darmian un ostacolo spesso insormontabile.

 

Non è un caso che il risultato è che il Palermo corre e il Torino, con le sue ripartenze, costruisce le occasioni più nette. Prima Bianchi colpisce il palo, poi Vives grazia Sorrentino alzando troppo la mira. Dal 30′ in poi è monologo granata, il Palermo perde convinzione, la paura condiziona le sortite sugli esterni e quindi niente più che una sterile opposizione alla manovrea avversaria, rodata quanto efficace se non contrastata con una vigoria sconosciuta alla truppa di Gasperini.

 

Più coraggio e più pressione all’inizio del secondo tempo: così il Palermo guadagna campo e annulla per una ventina di minuti ogni velleità del Torino. Gasperini ricorre presto alla carta Miccoli, bocciando la prestazione di Boselli, oggettivamente impalpabile anche se non adeguatamente supportato. Cresce Ilicic, continua a sbattere contro gli avversari Fabbrini, anche quando Gasperini gli cambia fascia. E infine la sostituzione dell’ex udinese ampiamente giustificata. Con Formica a destra, Ilicic mantiene la corsia opposta perdendo però la pericolosità del primo tempo quando, da mancino, puntava con maggiore efficacia il diretto avversario.

 

Si vede Miccoli poco dopo il 20′: l’incursione di Garcia gli consente di provare la gran giocata, un tocco sotto alla cieca, un tentativo di pallonetto che termina alto sopra la traversa. Poi una buona giocata di Rios che semina avversari ma sbaglia il tocco decisivo verso Ilicic che non può concludere dal limite dell’area.

 

Il tema della partita non cambia con il passare dei minuti. Il Torino si fa i conti in tasca, ha la salvezza a portata di mano e non vuole rischiare di rimettere in gioco il Palermo cercando quella vittoria che di fatto metterebbe il sigillo sul suo campionato. Pochi spazi concessi da Ventura, sempre almeno 8 uomini dietro la linea della palla a vanificare qualsiasi iniziativa del Palermo, troppo lento nello sviluppo del gioco, incapace di attivare Ilicic e Formica, gli unici a potere garantire la superiorità numerica.

 

L’ingresso di Dybala è l’ultima chance di Gasperini che passa ad una linea offensiva a quattro. Dieci minuti per alimentare una speranza che, visto il risultato di Torino, si assottiglia ben oltre la soglia del più sfrenato ottimismo.

 

 

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