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Mafia, la Cassazione: “Cuffaro non deve essere processato”

ROMA, 21 MARZO 2013 – È stato prosciolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa l’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro. È stata accolta, infatti, la richiesta del sostituto procuratore generale di Cassazione, Nello Stabile, in base al principio “ne bis in idem”.

Il procuratore Stabile aveva chiesto ai giudici della seconda sezione penale della Suprema Corte di rigettare il ricorso presentato dalla procura generale di Palermo contro la sentenza con cui la Corte d’appello del capoluogo siciliano, il 20 giugno scorso, aveva pronunciato “il non luogo a procedere” nei confronti di Salvatore Cuffaro, nel rispetto del principio “ne bis in idem”.

Nel merito, infatti, i giudici avevano ritenuto che Cuffaro fosse già stato giudicato per gli stessi fatti nel processo “Talpe alla Dda” in cui è stato condannato in via definitiva a sette anni per favoreggiamento aggravato, pena che sta scontando nel carcere di Rebibbia. La Cassazione, evidentemente, ha condiviso questa tesi. Le motivazioni saranno depositate entro un mese.

Il pg di Palermo, Luigi Patronaggio, aveva presentato ricorso in Cassazione contro il proscioglimento dell’ex presidente della Regione Siciliana, sostenendo che “l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa mossa a Cuffaro in questo processo, non è una duplicazione di quella per cui è stato condannato nel procedimento Talpe alla Dda”.

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