PALERMO, 4 APRILE 2013 – E Zamparini sbarcò su twitter, complice il giornalista Matteo Grandi, fondatore di “Piacere Magazine” che cinguetta: “Qual è il lavoro dei sogni?, l’89% degli intervistati ha risposto: l’allenatore del Palermo. Lavori una settimana e sei pagato per tre anni”.
Il tweet non passa inosservato, come d’altronde le prodezze del patron rosanero e subito un altro giornalista, lo “sportivo” Roberto Renga, aggiunge: “Adorano Zamparini, infatti tra l’altro paga puntuale”.
La miccia si accende con il commento del palermitano “anti-Zampa” Salvatore Mongiovì che senza mezzi termini chiede all’imprenditore friulano di andarsene, magari lasciando i libri contabili nelle mani del Sindaco di Palermo. Risposta di Renga: “E chi glielo dice a Orlando che deve pagare gli stipendi?”.
Dopo aver ritwittato il primo cinguettio di Matteo Grandi ci assale una certa tristezza. Bei tempi quando del Palermo si parlava per i risultati, le giovani promesse che diventavano campioni, per lo stadio pieno. Certo anche allora c’era dietro lo stesso feudatario del nord che “io guadagno, pago, pretendo”. Adesso il feudo è terra brulla e nessun “rivoluzionario del calcio” ha voglia e soldi per tornare a coltivarlo, oltre ad andare contro lo “Zampa-pensiero”.
Così, dietro agli insulti al grande feudatario, che però paga puntuale anche tre allenatori alla volta, la Palermo calcistica si ritrova come le altre Palermo: incapace di amarsi, di immaginarsi più bella e di rinascere con le sue forze.