Trapani, appalti pubblici pilotati: maxi-sequestro da oltre 30 milioni. Altro colpo al boss Messina Denaro

di Redazione

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Trapani, appalti pubblici pilotati: maxi-sequestro da oltre 30 milioni. Altro colpo al boss Messina Denaro

| martedì 09 Aprile 2013 - 05:47

Trapani-porto

TRAPANI, 9 APRILE 2013 – Appalti pubblici pilotati per più di un decennio a Trapani. La Polizia ha effettuato un maxi-sequestro da oltre 30 milioni di euro agli imprenditori edili trapanesi Francesco e Vincenzo Morici. I due, rispettivamente padre e figlio, 79 e 50 anni, sono ritenuti legati al boss latitante Matteo Messina Denaro. Avrebbero utilizzato nelle commesse materiali non conformi, tali da pregiudicare la durata delle opere.

L’operazione, denominata “Corrupti Mores“, ha visto il sequestro preventivo di sei società degli imprenditori trapanesi, che sono state poste ad amministrazione giudiziaria. Tra queste anche quella che ha svolto i lavori per la ristrutturazione del porto di Trapani avvenuti tra il 2001 e il 2005 in occasione della preregata della Coppa America “Louis Vuitton act 8 e 9“. Una commessa con un importo a base d’asta di oltre 46 milioni di euro per la quale le imprese dei Morici si sono aggiudicate le opere più consistenti. 

 

Le sei imprese sequestrate sono la “Trapani infrastrutture portuali” e la “Eumede, consulenze ed ingegneria srl”, entrambe con sede a Roma, e la “Litoranea Nord”, “La Funivia”, la “Sperone” e la “Torre Ascensori”, tutte con sede a Trapani. 

 

Il sequestro ha colpito anche 142 beni immobili, 37 beni mobili registrati, 36 tra conti correnti e rapporti bancari, e altre 9 partecipazioni societarie, tra le quali quelle della “Port Service”, “della “Traghetti delle Isole” e della “Touring Service & Consulting”. I provvedimenti sono stati eseguiti a Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone.

Gli elementi che hanno portato al sequestro sono emersi dalle carte del processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del senatore trapanese del Pdl Antonio D’Alì, in corso davanti al gup di Palermo. Dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni rese dai vari indagati, sarebbe emersa l’esistenza di intese con il boss mafioso Francesco Pace, capomafia di Trapani, il senatore D’Alì ed imprese partecipanti, per favorire i Morici nell’aggiudicazione degli appalti e per utilizzare materiali non conformi, tali da alterare la stabilità delle opere nel tempo.

 

In un’intercettazione Francesco Morici spiega al collega Tommaso Coppola, che è stato condannato per concorso esterno in associzione mafiosa, di essere in attesa di sviluppi di una promessa fattagli dal senatore D’Alì. Altre prove emergono dalla frode alle forniture pubbliche per l’appalto di riqualificazione della litoranea Nord di Trapani. La Polizia, grazie alle riprese video, ha potuto scoprire che l’esecuzione dei lavori è avvenuta in violazione del capitolato d’appalto. Per risparmiare denaro i Morici non hanno attuato le giuste procedure tecniche, tanto che recentamente la litoranea, a causa di infiltrazioni d’acqua, ha ceduto e sulla strada si è aperta una voragine

 

Il vertice mafioso avrebbe gestito i meccanismi di controllo illecito sull’aggiudicazione dei lavori pubblici, prevedendo che l’impresa vincente il bando versasse una percentuale ai funzionari pubblici corrotti e alla famiglia.

 

Lo scorso 3 aprile un altro sequesto di beni aveva coinvolto un imprenditore ritenuto legato al boss Matteo Messina Denaro.

 

“Il sindaco di Trapani, Vito Damiano, anche a nome dell’intera cittadinanza, ha telefonato al Questore Carmine Esposito esprimendo il suo vivissimo apprezzamento per l’attività meritoria ed importante svolta dal personale della Polizia di Stato, che ha consentito di individuare e neutralizzare, anche sotto l’aspetto patrimoniale, quella sacca di illegalità purtroppo ancora presente nel territorio”. È quanto si legge in una nota dell’Amministrazione comunale. “Il sindaco – prosegue la nota – si è rammaricato tuttavia del negativo effetto mediatico che la notizia ha creato a livello nazionale”.

 

“È un male – afferma il sindaco – che dobbiamo e possiamo contrastare con gli strumenti della legalità ma anche attraverso la proposizione di un’immagine positiva del nostro territorio e della nostra gente, prevalentemente onesta e laboriosa”.

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