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“Di cancro si può guarire”, parola di Paolo Veronesi

PALERMO, 15 APRILE 2013 – Raccontare la malattia non è mai semplice specie se è una di quelle che fa più paura. Una paura che viene fuori quando non la si chiama con il suo nome, preferendo frasi del tipo “un brutto male”; una paura che se non si fa attenzione si trasforma in superstizione condita da ignoranza e che va sfatata. Perché “di cancro si può guarire“, parola del prof. Paolo Veronesi.

 

La conoscenza, l’informazione e il sapere sono la prima terapia anti-cancro. Abbiamo incontrato il prof. Paolo Veronesi durante la presentazione del libro “A seno nudo“, un volume che raccoglie 14 storie di donne che attraverso la chirurgia plastico-ricostruttiva hanno ricominciato a guardarsi allo specchio riconoscendosi e hanno avuto la forza di “mettersi a nudo” non solo raccontando la loro storia, ma anche davanti a una macchina fotografica.

Il libro fornisce una nuova prospettiva. Non solo quella della prevenzione ma anche quella l’informazione corretta del post-operatorio. Perché, dato che per fortuna di cancro al seno si guarisce, bisogna anche trovare il miglior metodo di ricostruzione mammaria che integri le necessità tecniche chirurgiche con i desideri e “il modello ideale di seno” della paziente.

 

Come è nata l’idea di questo libro?
“Nasce dalle storie di un gruppo di donne operate dalla dottoressa Cristina Garusi – racconta il prof. Paolo Veronesi – a cui va il mio plauso per il coraggio che ha nell’affrontare degli interventi molto impegnativi di ricostruzione. Ma le donne per fortuna sono molto motivate. Interventi che prima sembrano impossibili o non fattibili oggi grazie alle moderne tecniche di chirurgia plastica e di microchirurgia si riescono a fare con risultati definitivi e con risultati estetici molto brillanti. Il mio plauso va a tutte le donne che si sono prestate per le fotografie, per raccontare la loro storia senza pudore: la loro è una testimonianza essenziale perché ancora oggi esiste troppa paura per questa malattia, paura che porta poi tantissime donne a non andare dal medico, a non farsi vedere, quando invece abbiamo notato che anche in caso di tumori che richiedono l’asportazione totale della mammella, come in quelli raccontati nel libro, la ricostruzione della chirurgia plastica fornisce dei risultati estetici quindi anche psicologici sicuramente eccezionali”.

 

Cosa accomuna queste donne?
“Sono accomunate da un’esperienza particolare che è quella del tumore della mammella – spiega il prof. Paolo Veronesi -. Un’esperienza particolare sotto tanti punti di vista, non solo della mutilazione fisica, delle terapie ma anche dell’impatto psicologico. Molte donne, dopo questo tipo di malattia, “rinascono”, cambiano vita, a volte in peggio ma non necessariamente; a volte escono rafforzate nello spirito, nella volontà, nella voglia di fare, nella voglia di vivere. È un modo diverso di vedersi, non bisogna arrendersi, bisogna affidarsi alla chirurgia estetica per tornare ad amare il proprio corpo come si faceva prima”.

 

Cosa significa prevenzione oggi?
“Nel campo del tumore della mammella è fondamentale – ribadisce il prof. Paolo Veronesi. È un tumore molto frequente, è la seconda causa di mortalità per tumore nella popolazione femminile, ma è un tumore la cui storia è completamente cambiata negli ultimi 30 anni. Oggi grazie alle moderne tecniche diagnostiche, alla mammografia digitale, all’ecografia con sonde ad alta frequenza, alla risonanza magnetica, siamo in grado di effettuare diagnosi precocissime in fase pre-clinica, prima cioè che la malattia si manifesti e si renda clinicamente evidente. Se interveniamo in questa fase con interventi chirurgici mirati e non invasivi e che oggi effettuiamo regolarmente in regime di day surgery , quindi senza neanche la necessità di pernottare in ospedale, la guarigione è elevatissima. Abbiamo raccolto una casistica di più di 1.200 casi, dopo 5 anni il 98,5% delle donne erano guarite. Questo deve essere uno stimolo per tutte le donne, al di là di tutti gli screening regionali che hanno i loro limiti, a fare prevenzione su base spontanea, cioè a recarsi spontaneamente presso centri diagnostici di elevata qualità, perché è importantissima la qualità della diagnosi, per fare un’ecografia mammaria a partire dai 35 anni e una mammografia a partire dai 40 anni, con cadenza annuale”.

 

Il suo legame con la Sicilia?
“Ormai è la mia seconda patria dopo Milano. A parte le parentele perché ho una cognata di Palermo e un cognato di Avola, da un punto di vista professionale collaboro già da anni con una struttura sanitaria di Palermo e la Fondazione Umberto Veronesi ha aperto una delegazione siciliana a Palermo di cui è responsabile il dottor Vittorio Gebbia con cui speriamo di poter fare altre iniziative di sensibilizzazione”.

 

A Palermo la struttura sanitaria di riferimento per il prof. Veronesi è la Sanicam, amministrata dalla dottoressa Faira Camilleri che ha potuto garantire al professore “macchinari e attrezzature altamente tecnologici, e un’eccellente preparazione del personale medico e paramedico”.

 

Alla presentazione del volume, sono intervenute anche le autrici, Cristina Garusi e Anna Di Cagno,  e la fotografa Isabella Balena.

 

 

Come nasce il libro?
“Il libro è nato principalmente dal mio lavoro”, racconta la dottoressa Cristina Garusi . “Sono un chirurgo plastico all’IEO (Istituto Europeo di Oncologia ndr) da ormai 15 anni, mi occupo di tutte le tecniche di ricostruzione mammaria, fra cui la microchirurgia. L’idea era quella di pubblicare un libro che raccontasse delle storie vere, di donne provenienti da tutta Italia, che affrontano la ricostruzione con la possibilità di scegliere la tecnica migliore e adatta al loro caso. Nasce quindi come un libro divulgativo in modo che ognuna possa scegliere in base al proprio desiderio il tipo di ricostruzione di affrontare”.

 

“Nel libro – continua Cristina Garusi – si parte da tecniche più semplici a quelle più complesse. Il messaggio finale è che è sempre possibile fare la ricostruzione, magari mediante tecniche diverse: è importante però arrivare insieme alla scelta migliore, sia dal punto di vista del chirurgo che della paziente”.

 

“Sono 14 storie di donne diverse – racconta la giornalista Anna Di Cagno -, per età, professione, provenienza, cultura, tutte accomunate dal modo di affrontare la malattia e dal fatto che nessuna di loro ha voluto fermarsi alla sopravvivenza. Queste donne hanno subito anche diversi interventi per riappropriarsi del loro corpo, migliorare la qualità della loro vita. All’inizio io intervistandole non riuscivo a capire come si potesse desiderare di tornare in sala operatoria per altre otto ore. Mi hanno spiegato che in realtà è una scelta che si fa per riappropriarsi del rapporto quotidiano con il proprio corpo, non è una questione di vanità, ma di qualità della vita. Queste donne hanno avuto il coraggio di farsi fotografare nude e di raccontarsi “a nudo”: è un colpo contro l’omertà che avvolge la mattia”.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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