FuoriSalone, il designer Pierpaolo Monaco: “A noi siciliani manca il supporto delle istituzioni”

di Redazione

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FuoriSalone, il designer Pierpaolo Monaco: “A noi siciliani manca il supporto delle istituzioni”

| martedì 16 Aprile 2013 - 13:37

monaco pierpaolo

MILANO, 16 APRILE 2013 – Il Salone del Mobile si è appena concluso e in attesa che i dati ufficiali sulle presenze confermino la sensazione di aver vissuto un’edizione che speriamo galvanizzi il settore, un primo riscontro arriva da Pierpaolo Monaco, art designer palermitano, presente quest’anno al Fuorisalone di Zona Tortona nella sezione Freedom, con la seduta “Arco” (nella foto), una sedia dalla forma organica, in armonia con le curve naturali del corpo umano.

Il suo lavoro si basa sul rapporto diretto con i materiali in laboratorio, dove produce pezzi unici e serie numerate. Dalle sculture luminose ai tavoli-scultura, la sua ricerca è orientata verso oggetti la cui funzione più importante è quella di trasmettere un’emozione. Sono infatti frutto di una ricerca a cavallo tra arte e design e vengono realizzati a mano nel suo laboratorio, attività che Pierpaolo svolge parallelamente alla sua professione di architetto.

 

monaco pierpaolo tavolo

 

 

Qual è il bilancio della tua prima esperienza al FuoriSalone da “protagonista”?
In quanto neofita – questa era solo la seconda manifestazione a cui partecipo esponendo le mie opere – sicuramente entusiasmante in termini di scambio e di partecipazione con il pubblico. Tuttavia il plauso riscontrato non si è concretizzato, al di là di alcuni pezzi venduti direttamente al pubblico, in concreti contatti commerciali. Milano è sicuramente un mercato interessante per l’art design e la scelta di partecipare al FuoriSalone era dettata principalmente dal trovare gallerie specializzate o design concept store che potessero accogliere e valorizzare i miei lavori. Mi sarei aspettato una presenza sia pur minima di interlocutori di questo tipo. Le mie sono “sculture domestiche” in grado di stabilire uno scambio emotivo con i loro utilizzatori. Un tavolo, per esempio, deve permettere a qualcuno di pranzare o scrivere, ma al tempo stesso la sua funzione più importante è forse quella di esprimere un’emozione. Forse non è facile essere riconosciuti nel profluvio di proposte e tuttavia ho la sensazione che le gallerie tendano a rinunciare allo scouting.

Molto bello, invece, lo spirito di “fratellanza” che ho riscontrato tra i designers in mostra. In alcuni casi potrebbero nascere delle collaborazioni”.

 

Torneresti ad esporre al FuoriSalone?
“Si, ma forse in una diversa location, più adatta a delle opere di art design (penso a delle gallerie specializzate viste in Zona Lambrate) o, comunque, inserita in un allestimento più organico e meno dispersivo. Ad esempio, lo scorso ottobre, come collettivo GENIO DELLE 2 SICILIE, che raggruppa principalmente designers di Sicilia e Campania, abbiamo partecipato ad una manifestazione nella Mairie del V arrondissement a Parigi, molto più efficace in termini di sinergia tra le varie opere/prodotti esposti”.

 

Quali difficoltà incontra un art designer nell’operare nel Sud Italia?
“Al sud la scelta di auto-prodursi è quasi l’unica opzione, nella quasi totale assenza di aziende produttrici. Anche seguendo questa via, si paga la mancanza di un distretto produttivo nell’area del mobile con aziende tecnicamente preparate che siano in grado di offrire i loro servizi ad un prezzo concorrenziale, dopo molte ricerche ho dovuto farmi mandare i semi-lavorati dal nord Italia. Poi c’è anche l’assenza di sostegno da parte delle istituzioni, basti guardare quanto sono supportati i designers del nord Europa, che vengono guidati dalle loro istituzioni per tutto il periodo di formazione e di esordio e si presentano puntualmente in forma molto strutturata anche qui al FuoriSalone”.

 

Prossimi appuntamenti? Pensi di continuare a partecipare a fiere di design?
“Assolutamente. Palermo, purtroppo, è un mercato esiguo per un art designer e temo che sia un problema comune al panorama italiano, con le dovute differenze.
Al momento sto valutando, quindi, l’opportunità di sbarcare in mercati internazionali più fecondi come il Nord Europa e l’Oriente”.

 

 

*architetto interior designer, consulente per aziende e studi professionali

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