PALERMO, 26 APRILE 2013 – Una montagna di immondizia in Via D’Amelio. Quella via che è il crocevia dei misteri di Palermo e di almeno vent’anni di storia della nostra Repubblica.
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In aula a Caltanissetta è in corso il “Borsellino quater”, poi c’è il procedimento per la “trattativa Stato-mafia”, e il processo Mori.
Via D’Amelio è anche uno dei tanti luoghi di Palermo dove le lapidi sono improvvisate ma restano. “Paolo vive” sarà scritto in caratteri non gradevoli per alcuni ma è lì da vent’anni, come la garitta verde in via Notarbartolo, il guard rail dipinto di rosso in autostrada che, alla fine, ricordava di più di obelischi costruiti molto, troppo dopo.
Lapidi improvvisate come quella del 1982, omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”.
Lapidi improvvisate e non solo: “Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.
Ecco perché in una città dalle troppe cicatrici un’emergenza che coinvolge la società di raccolta dei rifiuti può facilmente diventare un oltraggio alla memoria. Immondizia e una scritta: “19-7-92 Paolo Vive”. Oggi hanno vinto loro, chiunque siano stati.