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Palermo, un secolo e mezzo di carcere per il clan mafioso di Brancaccio

 

PALERMO, 30 APRILE 2013 – Un secolo e mezzo di carcere a 20 persone. Condanne pesanti, considerando lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato, quelle decise dal Gup di Palermo, Nicola Aiello, per gli esponenti del clan mafioso di Brancaccio.

 

La sentenza è stata emessa nell’aula bunker dell’Ucciardone dove si è svolta l’udienza a carico di uomini ritenuti vicini ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, (nella foto) condannati come mandanti dell’omicidio di padre Pino Puglisi e come responsabili delle stragi del ’92 e ’93. Condanne anche ai fratelli Benedetto e Nunzia Graviano.

 

Il Gup ha condannato a 16 anni ciascuno Antonino Sacco e Giuseppe Arduino, che secondo i pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli sarebbero i nuovi capi e i più vicini ai Graviano. Dodici anni per Antonino Caserta e Pietro Asaro, 10 anni e 8 mesi a Girolamo Celesia e Filippo Marcello Tutino, 10 a Giuseppe Faraone, 8 a Matteo Scrima, Nunzia Graviano, Pietro Arduino, Antonino Lauricella e Salvatore Conigliaro, 6 a Antonino Mistretta e Armando Porretto, 4 l’uno per Benedetto Graviano, Christian Divano, Giovanni Arduino, Salvatore Corrao, Salvatore Perlongo e Michelangelo Bruno.

 

Decisi i risarcimenti per Addiopizzo, Assindustria Palermo, Solidaria, Sos Impresa, l’Associazione antiracket e antiusura, Confcommercio Palermo, Confindustria Sicilia, il Centro Padre Nostro, Centro Studi Pio La Torre, Libero Futuro e il Comune di Palermo.

 

Assolti Giovanni Torregrossa, Alberto Raccuglia, Antonio Liberto e Salvatore Speciale.

Redazione

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